Piccola Enciclopedia

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    La displasia dell'anca nel cane

    Introduzione
    La displasia dell'anca rappresenta la principale patologia dell'articolazione coxo-femorale nel cane ed è la causa più frequente di osteoartrite a carico di tale articolazione. Si riscontra con incidenza variabile in differenti razze, prevalentemente in soggetti di taglia grande e gigante.

    Nonostante anni di ricerca, studio ed informazione verso veterinari, allevatori e proprietari, sono ancora inadeguati i progressi compiuti nella prevenzione di questa malattia potenzialmente invalidante per i nostri pazienti. Grazie agli sforzi di ricercatori, veterinari e allevatori coscienziosi, è auspicabile una sensibile riduzione dell'incidenza di tale patologia. Questo obiettivo potrà essere raggiunto solo con un impegno collettivo di queste differenti figure professionali. Attualmente nuovi farmaci e tecniche chirurgiche innovative permettono al cane displasico di condurre una vita relativamente normale e, in molti casi, priva di dolore, ma non dobbiamo considerare ciò un traguardo. L'obiettivo finale deve essere rappresentato da uno screening sempre più accurato della popolazione canina in modo da escludere dalla riproduzione i soggetti affetti dalla patologia e prevenire così la trasmissione della malattia alle generazioni future.

    Patogenesi
    La displasia dell'anca del cane è una malattia ad eziologia multifattoriale, nella quale fattori genetici predisponesti associati a fattori ambientali determinano l'insorgenza di un processo di rimodellamento e di successiva degenerazione articolare3. I geni agiscono prevalentemente sulla cartilagine, sul tessuto connettivale e sulla muscolatura della regione dell'anca. I soggetti affetti presentano uno squilibrio tra lo sviluppo delle masse muscolari, insufficiente, e lo sviluppo scheletrico.

    L'incompetenza della muscolatura nel mantenere congruente l'articolazione favorisce una condizione di lassità articolare, caratterizzata da un progressivo allontanamento della testa del femore rispetto alla cavità acetabolare e a una progressiva riduzione dell'area di contatto tra le due superfici articolari.

    Questa lassità articolare provoca una alterata distribuzione dei carichi ponderali articolari che si concentrano in uno spazio più limitato, in particolare a livello del margine acetabolare cranio-dorsale, causando alterazioni cartilaginee, microfratture ossee e conseguente alterazione del profilo acetabolare. Modificazioni simili a quelle osservate a livello acetabolare vengono riscontrate anche a carico della testa del femore; queste sono proporzionali all'area di contatto tra la testa del femore e la cavità acetabolare: maggiore è il grado di sublussazione, minore sarà il rimodellamento osseo della testa femorale. La capsula articolare, ripetutamente stirata e lacerata in corrispondenza della sua porzione dorsale, si ispessisce. Il legamento rotondo, a causa dei reiterati tentativi di sublussazione della testa femorale, si presenta ipertrofico e/o lacerato1 (fig. 1).

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    Fig. 1: modellino anatomico dell'articolazione coxo-femorale canina


    La patologia evolve parallelamente all'età del soggetto, manifestando espressioni differenti di malattia articolare degenerativa, che variano da lievi modificazioni della struttura ossea e cartilaginea fino a grave alterazione articolare caratterizzata da erosione cartilagine ed esposizione dell'osso subcondrale (fig. 2 e 3).

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    Fig. 2: preparato anatomico della testa femorale normale

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    Fig. 3: preparato anatomico della testa femorale artrosica di un cane affetto dalla displasia dell'anca



    Il ruolo della nutrizione
    La somministrazione di diete ipercaloriche, iperproteiche, eccessi di integrazione con vitamine e sali minerali, possono influenzare negativamente lo sviluppo scheletrico. Numerosi studi4,5 indicano una maggiore incidenza di displasia dell'anca nei cani di taglia grande e gigante a rapido accrescimento. In questi lavori veniva dimostrato come cani che presentano un incremento ponderale più rapido rispetto allo standard di razza, manifestano una maggiore incidenza di displasia dell'anca con una sintomatologia clinica più evidente. Spesso i proprietari dei cani di taglia grande o gigante somministrano una quantità di cibo superiore al fabbisogno giornaliero, con l'obiettivo di ottenere una crescita più rapida e soggetti di mole imponente. Le diete industriali, sviluppate per cuccioli in accrescimento, sono caratterizzate da un elevato contenuto calorico; pertanto una somministrazione in eccesso della razione giornaliera può innescare meccanismi di squilibrio metabolico che si ripercuotono negativamente sull'apparato scheletrico.

    Segni clinici
    I soggetti displasici vengono suddivisi in due categorie:


    soggetti giovani, di età compresa tra 4 e 12 mesi
    soggetti adulti/anziani, di età superiore ai 12 mesi


    Nei soggetti giovani i segni clinici sono estremamente variabili: un aspetto comune è la riluttanza del cane a muoversi associata a rigidità ed iperestensione dell'arto in stazione, atteggiamento posturale adottato per proteggere l'articolazione dolente. Il dolore è dovuto alla sinovite infiammatoria, alla tensione della capsula articolare e del periostio che determinano stimolazione dei nocicettori locali. Il paziente cerca di ridurre la condizione dolorosa utilizzando atteggiamenti e andature antalgiche. Quando il cane è in stazione, si osserva uno spostamento del peso sul bipede anteriore spesso associato ad una variazione della base di appoggio del bipede posteriore, caratterizzata da un'alternanza tra base d'appoggio con arti avvicinati e poi allontanati (fig. 4).

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    Fig. 4: tipico atteggiamento in stazione di un cane displasico



    Durante la deambulazione si osservano sensibili variazioni perché il cane cerca di sostituire alla normale locomozione nuovi movimenti che richiedono una minore escursione articolare dell'anca. In particolare, diminuendo l'escursione dell'articolazione coxo-femorale ed aumentando quella a livello dell'articolazione lombo-sacrale, il soggetto è in grado di deambulare riducendo sensibilmente la sensazione algica. Questo spiega perché molti pazienti affetti da displasia assumono la tipica andatura saltellante "a coniglio", caratterizzata dal movimento contemporaneo del bipede posteriore e da un' iperestensione della colonna vertebrale.


    Il grado di zoppia è estremamente variabile: da lieve, che si manifesta solo dopo un intenso esercizio fisico, a grave, quando il cane avverte un dolore così intenso da non essere in grado di reggersi sul treno posteriore. Il quadro clinico in genere tende a migliorare quando il soggetto raggiunge gli 8-10 mesi di età. Le microfratture a carico del bordo acetabolare dorsale guariscono, il tessuto muscolare e scheletrico matura rendendo l'articolazione più stabile e meno sensibile agli insulti dolorosi.

    Anche nei soggetti adulti/anziani il quadro clinico è variabile, in relazione alla gravità delle alterazioni artrosiche. Solitamente l'insorgenza è subacuta o tende a esacerbarsi dopo intensa attività fisica. I soggetti affetti presentano rigidità articolare al mattino, zoppia e riduzione della normale attività fisica. Spesso i pazienti tendono a sedersi e, se invitati ad alzarsi, eseguono la manovra con estrema lentezza e difficoltà. In stazione tendono a scaricare il peso sul bipede anteriore: in questo modo, con il passare del tempo, si osserverà ipotrofia muscolare della coscia e contemporaneamente ipertrofia della muscolatura della spalla. La rigidità, il dolore articolare e la debolezza del treno posteriore determinano evidenti disturbi funzionali a carico degli arti pelvici (film 2).



    Bibliografia


    Peirone B, Valazza A, Olivieri M, Ciliberto E: Displasia dell'anca. Summa vol: 19-23, 2003.
    Alexander JW: Displasia dell'anca nel cane. In Clinica Veterinaria del Nord America
    Riseer WH: Displasia d'anca nel cane. In Bojrab MJ: Le basi patogenetiche delle malattie chirurgiche nei piccoli animali. 1° ed. italiana Girali, 2001, pp1062-1071.


    Autore: Bruno Peirone, Med Vet, PhD
    Fulvio Cappellari, Med Vet
    Dipartimento di Patologia Animale, Torino
    http://www.veter.unito.it/

    Edited by ~Anaìd~ - 5/2/2009, 21:04
     
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    IL TUMORE VENEREO TRASMISSIBILE (TVT)

    Il tumore venereo trasmissibile (TVT) è una patologia cancerosa che si presenta indistintamente sia nei maschi sia nelle femmine, con una maggior incidenza nelle seconde, sia in cani di razza sia in meticci. Tale tipo di tumore è conosciuto anche come sarcoma di Stiker, ed è affiancato da altre patologie tumorali quali: il granuloma venereo, il condiloma canino o sarcoma contagioso.
    Il TVT è l’unico tipo di tumore trasmissibile tra i cani.
    Il TVT viene trasmesso da un cane infetto ad un cane sano principalmente attraverso il coito.
    Esso viene trasmesso per contatto diretto tra le mucose, dove lacerazioni ed abrasioni della membrana stessa portano ad una maggiore trasmissibilità. Essendo le mucose degli organi genitali più sensibili, soprattutto nel periodo dell’accoppiamento, hanno una maggior predisposizione alla formazione del tumore.

    Il tumore nello stadio primario si presenta come un grumo o come una massa multipla localizzato sulle mucose dei genitali esterni.Rari casi hanno portato allo sviluppo del TVT nelle cavità oro-nasali, trasmissione causata soprattutto da lambimento ed annusamento.
    La modalità di trasmissione ed il comportamento del TVT suggerirebbe la presenza di un virus, ma in verità nessuna prova scientifica confuta tale teoria.
    Questo tipo di tumore si sviluppa principalmente negli organi genitali di entrambi i sessi ed è considerato benigno.
    Questi tumori possono presentarsi con la classica forma “a cavolfiore”, peduncolata, nodosa, papillare o multilobata, con masse singole o noduli multipli, di dimensione irregolare con consistenza friabile, con facilità estrema al sanguinamento, e all’ulcerazione.

    Solo la biopsia può per confermare la presenza del TVT
    Inizialmente il TVT è piccolo, solitamente interno e quindi non visibile, dove il primo sintomo della sua presenza è dato dal sanguinamento del pene o della vulva. Sviluppandosi il tumore diventa visibile perché attraversa la pelle, solitamente intorno alla base del pene (in prossimità dei testicoli), o sporge attraverso la vulva. Nella cagna assume l'aspetto di una massa singola che interessa la parete vaginale, con diffusioni al vestibolo, alla vulva, alla cervice e all'utero. Nel maschio si trova per lo più' a livello del glande, sul bulbo del pene o sulla mucosa prepuziale

    Il comportamento del TVT appare diverso a seconda che il cane infettato sia sano o immunodeficente.

    Mentre nel primo caso la comparsa del TVT nel suo stato primario, difficilmente porta a fenomeni di metastasi di altri tessuti od organi quali pelle, cervello, fegato, reni, nel secondo caso assistiamo ad una marcata incidenza della metastasi stessa.
    Raramente si presentano nelle regioni oculari, nasali, orali.

    Tali metastasi sono spiegabili con:

    nella mucosa nasale a causa dell’annusamento di organi genitali infetti;
    nelle gengive a causa del lambimento, accentuato da lesioni gengivali già’ presenti;
    agli occhi ed a altre regioni della pelle a causa del graffiamento.
    Si tratta di una neoplasia a evoluzione generalmente benigna, e le metastasi diffuse si presentano solo nel 5% dei casi diagnosticati.
    I sintomi più comuni sono riassumibili nello stillicidio ematico o siero-ematico dal pene o dalla vulva, intenso stimolo al lambimento e protrusione all'esterno della neoplasia
    Dopo la comparsa del TVT possiamo assistere alla regressione spontanea del tumore soprattutto in soggetti sani, mentre in soggetti immunodeficenti è consigliabile il trattamento terapeutico.

    Se il tumore ha dimensioni ridotte e non presenta fenomeni di metastasi l’asportazione completa della massa tumorale è fattibile, recentemente a seguito del trattamento chirurgico sono state identificate recidive tumorali in percentuale variabile tra il 18% ed il 60%, tale range è causato dalla ubicazione e dalla estensione della malattia. Qualora invece si siano presentati fenomeni di metastasi sarà opportuno utilizzare radioterapia e chemioterapia per il trattamento del fenomeno, una corretta terapia porta fino alla remissione del 100% del tumore.
    In generale la prognosi per il TVT è buona.

    Edited by ~Anaìd~ - 5/2/2009, 21:06
     
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    La Tosse

    E' un sintomo che può rivelare altre gravi patologie
    Cos'è la tosse?
    La tosse è un riflesso che si origina in seguito alla stimolazione di aree "tussigene" il cui scopo è quello di espellere violentemente aria e liberare così l'apparato polmonare da eventuali sostanze irritanti e materiali estranei.
    Le zone tossigene sono situate lungo l'apparato respiratorio (laringe trachea ecc.), la loro sensibilità varia con la specie, l'età e lo stato d'irritazione delle vie respiratorie.
    La tosse è uno di quei sintomi che non può certo passare inosservato, non possiamo dire che non ci eravamo accorti che il nostro cane tossiva, anche perché, generalmente, i nostri cani tossiscono molto meno di noi. Non danno il colpetto di tosse per imbarazzo o per nervosismo e, per loro fortuna, non fumano!
    Bisogna innanzitutto chiarire che la tosse si può manifestare in seguito a molteplici cause, non necessariamente deve essere procurata da un grave problema, ma se è insistente e duratura è meglio non sottovalutarla, lasciamo che sia il nostro veterinario ad individuarne l'origine.
    Come possiamo capire che tipo di problema provoca la tosse e se è grave? Innanzitutto possiamo fare una prima schematica distinzione: la tosse può verificarsi per problemi all'apparato respiratorio, gola, trachea, bronchi ecc., oppure può essere di origine cardiaca, cioè secondaria ad un'alterazione della funzionalità del cuore.
    Nel primo caso possiamo ancora individuare il tratto interessato, bisogna allora distinguere la tosse provocata dall'ingestione o l'inalazione di qualcosa che ha irritato la gola, dalla tosse più profonda che interessa le vie respiratorie più basse.
    La prima è solitamente una tosse forte, secca, non produttiva, l'animale manifesta solo il sintomo tosse senza avere altri problemi.
    Quando le cause d'irritazione persistono, e sono più aggressive, come avviene generalmente nella seconda ipotesi, l'animale solitamente presenterà altri sintomi come abbattimento, febbre, (nel cane la temperatura rettale è più alta che nell'uomo, si parla di ipertermia sopra i 39°) questa è spesso accompagnata da inappetenza, a seconda della gravità del problema il respiro può essere rumoroso e accelerato (tachipnea).
    Tosse secca e stizzosa può anche essere secondaria ad un problema virale, molte sono le malattie virali che procurano tosse, tanto per fare un esempio, il cimurro, la tosse dei canili, ecc.
    Non sempre per fortuna, e grazie alle profilassi vaccinali, la tosse è di origine virale.
    Tutte le volte che l'apparato respiratorio viene irritato, comunque può instaurarsi una complicazione batterica. Questo avviene anche senza bisogno dell'azione aggressiva di un virus in seguito a banali raffreddamenti e colpi d'aria.
    Altre volte la tosse è di tutt'altra origine, alcuni vermi e la filariosi cardiopolmonare possono dare tosse.
    Vediamo di seguito due cause di tosse che compaiono abbastanza frequentemente nei nostri cani non imputabili a fatti infettivi.
    Il collasso tracheale
    Questa è una patologia di natura puramente meccanica: la riduzione del lume della trachea e la sua irritazione portano ad una tosse insistente che si accompagna ad uno stato d'agitazione del cane.
    Il rumore è abbastanza caratteristico simile a quello di una trombetta. Questo è un problema più frequente, ma non esclusivo, dei cani di piccola taglia, si verifica quando gli anelli cartilaginei della trachea si schiacciano e il legamento dorsale della trachea si rilassa. Purtroppo non esiste terapia, l'unica cura è sintomatica (rivolta alla scomparsa dei sintomi); antinfiammatori e vita tranquilla sono indispensabili in corso di collasso tracheale. A questo proposito un'accortezza sempre valida: se il cagnolino tira, tossisce e si strozza quando lo portiamo a spasso bisogna sostituire il collare del cane con una pettorina.
    La tosse cardiaca
    La tosse di origine cardiaca si verifica perché la diminuzione del lavoro del cuore porta a diminuzione della circolazione a livello polmonare.
    Il rallentamento dei liquidi nei vasi procura sofferenza polmonare con conseguente tosse. Questa si verifica soprattutto di notte perché la posizione del cane a riposo accentua i problemi circolatori, originando la tosse che spesso in stazione quadrupede non si manifesta.
    Accessi di tosse possono verificarsi anche sotto sforzo, una tossetta dopo attività è tipica anche di bronchite cronica.
    La tosse di origine cardiaca può essere più o meno grave ed evidente, è solitamente accompagnata da altri sintomi come svogliatezza, riduzione della performance del nostro animale ecc., è indispensabile in questi casi porre un argine all'insufficienza cardiaca sinistra.
    E' opportuno rivolgersi al proprio veterinario che con un'accurata visita clinica potrà valutare se il nostro cane è semplicemente pigro e svogliato con un po' di tosse, o se richiede terapie che alleggeriscano il lavoro cardiaco e arrestino o almeno rallentino il problema da cui è affetto.
    Oggi i moderni metodi di indagine sono a disposizione del nostro animale, è possibile ispezionare l'albero bronchiale ed i polmoni con le radiografie e valutare la forza di contrazione del muscolo cardiaco con l'ecografia. In caso di soffi e vizi valvolari possiamo valutarne l'entità con l'eco doppler il nostro veterinario può effettuare questi esami e stabilire quali sono i farmaci più idonei per la salute del nostro animale.

    http://www.difossombrone.it/index.htm

    Edited by ~Anaìd~ - 5/2/2009, 21:07
     
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    Disordini Genetici a carico dell'apparato riproduttivo


    Il Criptorchidismo


    Il Criptorchidismo è una circostanza che interessa il cane in cui uno od entrambe i testicoli non discendono nello scroto.

    Tale evento può presentarsi nelle due varianti:


    1. Criptorchidismo unilaterale: descrive la discesa di un solo testicolo nello scroto.

    2. Criptorchidismo bilaterale: descrive la ritenzione in addome di ambedue i testicoli.



    Esso può presentarsi come carattere isolato o legato ad altri disturbi nello sviluppo sessuale.

    Il Criptorchidismo è considerato il disordine riproduttivo più comune nei cani, interessandone una percentuale variabile tra l’1% ed il 15% - seconda delle razze - di questi, il 75% dimostrano un criptorchidismo unilaterale.

    Il criptorchidismo è un fattore ereditario recessivo.



    Il Monorchidismo



    Molto più raro è il monorchidismo, in cui vi è lo sviluppo di un solo unico testicolo.

    Nel soggetto maschio normale, durante lo sviluppo fetale, i testicoli sono situati nelle vicinanze dei reni, migrando poi nella cavità addominale e discendendo infine nello scroto.

    La discesa testicolare, processo apparentemente semplice di spostamento da una zona all’altra dell’addome, è invece molto complicato.

    Esso è costituito da un’interazione, la contrazione dei muscoli addominali e la pressione intra-addominale, dettata da una relazione tra ormoni androgeni, secrezione non androgene e predisposizione genetica.





    I sistemi di Diagnosi



    Attualmente la ricerca assicura che è probabile che geni multipli siano responsabili dello stato di criptorchidismo. Solitamente i testicoli risultano discesi nello scroto già a 10-14 giorni dopo la nascita.

    Soltanto una minima percentuale presenta la discesa dei testicoli nello scroto, per un periodo più lungo.

    Dopo i 6 mesi di età, la mancata discesa dei testicoli dall'addome allo scroto, è considerata un’anomalia sospetta, inerente allo sviluppo sessuale. La palpazione dello scroto fornisce una prova efficace della presenza o meno dei testicoli. L’assenza di uno od entrambe i testicoli discesi nello scroto a 8 settimane di vita, garantisce una diagnosi di criptorchidismo (da qui l'eziologia del termine, dal greco, testicolo nascosto).

    Una volta diagnosticato il criptorchidismo, l’esame ecografico, è utilizzato per individuare la presenza dei testicoli nella cavità addominale o nei tessuti circostanti lo scroto.

    Il monorchidismo può essere determinato soltanto attraverso l’analisi quantitativa del testosterone nel plasma, che si trova in quantità nettamente inferiore a quello presente in un cane avente ambedue i testicoli.



    Trattamenti medici e chirurgici


    A causa della base genetica di questo disordine riproduttivo e delle eventuali ramificazioni sulla solidità riproduttiva delle generazioni future, il trattamento per il criptorchidismo, tranne la sterilizzazione chirurgica (orchidectomia), è considerato discutibile dal punto di vista etico. Altresì in percentuale dell’84% - il trattamento farmaceutico del disordine, porta alla discesa del testicolo ritenuto, sempre che il trattamento avvenga entro le prime 16 settimane di età del soggetto. Una soluzione chirurgica di posizionamento manuale del testicolo ritenuto nello scroto, è possibile quando il tempo di intervento risulti soddisfacentemente precoce, cioè, subito dopo le 16 settimane dalla nascita.

    La fisiologia specializzata dello scroto è vitale per accertare la spermatogenesi (produzione degli spermatozoi) che avviene nei testicoli.

    Di conseguenza, la spermatogenesi normale, non avviene nei soggetti che non hanno completato la fase di sviluppo sessuale che prevede la discesa d'entrambi i testicoli: i soggetti in questione risulteranno sterili. La spermatogenesi normale si presenterà tuttavia nei casi di criptorchidismo unilaterale (cioè quando avviene la discesa di un solo testicolo), appunto, nel testicolo disceso. Il testicolo ritenuto in addome, ha un elevato rischio di sviluppare il “cancro testicolare”, se ne consiglia quindi l’asportazione chirurgica.


    DA Pastore Tredesco

     
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    Patologie ereditarie dell'occhio
    In molte razze di cani si ha un'incidenza elevata delle malattie dell'occhio, che possono essere più o meno gravi e in alcuni casi possono portare alla cecità.Devono pertanto essere tenuta in debita considerazione nella scelta degli accoppiamenti in quanto possono portare a sofferenza e compromettere la funzionalità dei nostri cani.Riportiamo in forma sintetica le patologie più diffuse:

    Entropion: il margine palpebrale dell'occhio si riavvolge verso l'interno. Spesso è congenito. Generalmente si manifesta entro l'anno di età, con maggiore frequenza nel cucciolo. Può causare danni alla cornea. Quasi sempre è necessario l'intervento chirurgico.


    Ectropion: la palpebra inferiore è lassa e si abbassa, rovesciandosi verso l'esterno. Frequentemente causa una congiuntivite cronica. Spesso è sufficiente intervenire con colliri e con una normale pulizia e igiene dell'occhio

    Cataratta: si manifesta con opacità del cristallino. Può essere congenita ma può essere dovuta anche a cause non ereditarie. Solo raramente porta a cecità completa. In ogni caso i cani affetti sono da escludere dalla riproduzione.

    Displasia completa della retina: e congenita e si manifesta con uno sviluppo anormale della retina. t diagnosticabile generalmente dopo le otto settimane di età con un esame specialistico. L’esito è di cecità completa


    Atrofia progressiva della retina: è una degenerazione progressiva della retina, dovuta generalmente a cause ereditarie. Con il progredire della malattia si può avere la perdita di funzionalità della retina, con cecità completa. La perdita della vista è di solito graduale e non essendoci dolore è difficile accorgersene prima che raggiunga uno stadio avanzato. Ciò può avvenire a diverse età. 1 soggetti affetti devono essere esclusi dalla riproduzione.


    Atroria retinica progressiva centrale: distrofia epiteliale della retina che inizia nella parte centrale e progredisce verso la periferia. Con l'intensificarsi del processo degenerativo viene compromessa la visione centrale, mentre resta quella periferica, specie per gli oggetti in movimento.

    Edited by ~Anaìd~ - 5/2/2009, 21:08
     
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    La displasia del gomito

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    Il gomito del cane è costituito da un’articolazione di tipo mobile, formata da una cavità articolare interposta a superfici lisce e rivestite di cartilagine. Questa cavità è riempita da un liquido lubrificante, la sinovia.
    I capi ossei presenti nell’articolazione del gomito sono rappresentati dalla porzione distale dell’omero e dalla porzioni prossimali di radio e ulna.
    I segmenti ossei hanno una capsula articolare comune, rinforzata anteriormente da un legamento membranoso.
    Vi sono poi due legamenti collaterali, uno mediale (faccia interna) e uno laterale (faccia esterna), il legamento anulare del radio e il legamento obliquo.
    I muscoli ei tendini: i tendini del brachiale e del bicipite e i muscoli flessori ed estensori di carpo ed avambraccio.

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    Cosa comporta e che cosa è la displasia del gomito

    E' una malformazione articolare che può essere causata da un'incongruenza articolare (a causa di una crescita asincrona di radio ed ulna) e/o da una alterazione dell’incisura semilunare dell’ulna.
    L’incongruenza articolare comporta un sovraccarico ed un’eccessiva sollecitazione:
    - del processo coronoideo mediale dell’ulna e del condilo mediale dell’omero nella frammentazione del processo coronoideo dell’ulna, o FCP.
    - del condilo mediale dell’omero quando la crescita del radio è inferiore a quella dell’ulna, con conseguente osteocondrite dissecante, o OCD.
    - del processo anconeo dell’ulna quando la crescita del radio è superiore a quella dell’ulna con conseguente mancata unione del processo anconeo dell’ulna, o UAP.
    - dell’incisura semilunare dell’ulna quando questa assume una forma ellittica

    L’aspetto fondamentale della displasia del gomito è rappresentato dall’osteocondrosi, ovvero da una carenza dell’ossificazione encondrale a livello di cartilagine di coniugazione e articolare, tipica del periodo di rapido accrescimento.
    Si tratta di un processo degenerativo a carico della cartilagine e dell’osso.
    Le regioni ossee interessate sono le fisi (zone di accrescimento) e le cartilagini articolari.
    L’eziologia dell’osteocondrosi non è ancora stata del tutto chiarita, sebbene siano stati evidenziati alcuni fattori quasi sicuramente scatenanti

    I fattori che possono influire sulla displasia del gomito

    - Fattori genetici : sono importanti soprattutto in relazione al rapido accrescimento osservato in cani con rapido e grande sviluppo scheletrico e muscolare (infatti è difficile riscontrare osteocondrosi in soggetti con peso inferiore ai 25 kg). Inoltre nei soggetti di sesso maschile l’incidenza è doppia o tripla rispetto a quella riscontrata nelle femmine, le quali hanno una velocità di crescita inferiore.

    - Fattori alimentari : l’iperalimentazione e la sovra-integrazione promuovono un rapido accrescimento con conseguente aumento del carico meccanico su superfici scheletriche ancora immature.

    - Fattori ormonali : causato da disfunzioni ormonali, o per causa di ormoni.

    Si tratta di una patologia multifattoriale in cui diverse cause interagiscono portando un aumento del ritmo di crescita e dell’incremento ponderale.
    Questo, a sua volta, determina dei traumi e delle alterazioni sui processi di ossificazione encondrale a livello di cartilagini di accrescimento e articolari, e quindi l’instaurarsi di processi osteocondrosici degenerativi.
    I soggetti più colpiti sono quindi i cani di grossa taglia in accrescimento.
    Oltre al peso anche il grado di attività può rappresentare un fattore scatenante la patologia.
    Per finire, a seconda della regione scheletrica in cui l’osteocondrosi si manifesta, il cane presenterà delle patologie differenti con differenti sintomatologie cliniche.

    Le patologie che concorrono nella displasia del gomito:

    OCD – Osteocondrite dissecante

    Consiste infatti in un processo di osteocondrosi localizzato alla cartilagine articolare della superficie distale e mediale del condilo omerale.
    La ritardata ossificazione determinata dall’osteocondrosi provoca un ispessimento della cartilagine che, a sua volta, può determinare la sofferenza e la morte dei condrociti (cellule cartilaginee) più distanti, in quanto non ricevono il nutrimento necessario.
    Il lembo cartilagineo morto si stacca dall’osso subcondrale in seguito anche ai microtraumi e al carico ponderale.
    L’osso subcondrale così esposto scatena una serie di meccanismi reattivi che portano all’infiammazione e all’artrosi.
    Sintomi: zoppia, risparmio dell’arto ed atteggiamento antalgico, con carpo valgo, in stazione.
    Il sospetto di displasia del gomito nasce ogni qual volta un cucciolo di razza predisposta presenti una zoppia a carico dell’arto anteriore e la visita clinica evidenzi dolore alla palpazione profonda ed ai movimenti passivi del gomito.
    La diagnosi viene raggiunta con esame radiografico.
    L’unica terapia che da risultati validi è rappresentata dall’intervento chirurgico con asportazione del frammento cartilagineo e pulizia della lesione.
    I risultati sono buoni se l’intervento è precoce.

    UAP - Mancata fusione del processo anconeo

    Il processo anconeo è una porzione dell’ulna che delimita la grande incisura semilunare, la quale a sua volta si articola con l’omero.
    Nelle razze pesanti il processo anconeo presenta un centro di ossificazione autonomo: una cartilagine di accrescimento lo “collega” con il resto dell’ulna.
    La fusione con l’ulna avviene tra gli 84 e i 164 giorni, circa nel 4° mese di età.
    Per la mancata fusione esistono diverse teorie: una di tipo meccanico, con traumi di diversa entità che agiscono sul processo anconeo non ancora totalmente calcificato; ciò determina una frattura a livello della fisi.
    Una seconda teoria parla della chiusura precoce della cartilagine di accrescimento distale dell’ulna; il radio cresce in misura maggiore e più rapidamente rispetto all’ulna e crescendo forza sul condilo mediale dell’omero, che a sua volta trasmette la spinta al processo anconeo. Questo, non essendo ancora fuso con l’ulna, se ne distacca.
    La terza teoria ritiene che un ritardo nel processo di ossificazione encondrale (osteocondrosi) della fisi di accrescimento del processo anconeo possa contribuire alla debolezza strutturale del processo e al suo distacco in seguito alle sollecitazioni meccaniche articolari.
    Anche in caso di UAP, l’insorgere della malattia determina un risentimento algico con una zoppia di 1° o 2° grado, di solito intorno ai 5 mesi.
    La diagnosi che avviene mediante esame radiografico
    Quando la patologia è bilaterale la sintomatologia è meno appariscente e spesso porta a diagnosi tardive, con artrosi ormai avanzata.
    Anche in questo caso è necessario ricorrere all’intervento chirurgico, mediante il quale si provvederà all’asportazione del frammento o alla sua fissazione tramite vite.

    FCP – Frammentazione del processo coronoideo mediale dell’ulna

    Colpisce prevalentemente cani appartenenti a razze di grossa taglia, con incidenza maggiore nei maschi.
    Spesso la lesione interessa entrambi gli arti e si può verificare contemporaneamente a OCD del condilo omerale.
    Anche il processo coronoideo ha un proprio nucleo di ossificazione, con una fisi di accrescimento che si fonde con l’ulna dopo quella dell’anconeo, a 6 mesi.
    Se la cartilagine di accrescimento risulta interessata da osteocondrosi il processo coronoideo può staccarsi o frammentarsi.
    Un'altra teoria presuppone una precoce chiusura della cartilagine di accrescimento del radio; l’ulna quindi cresce di più e più in fretta, determinando una maggior sollecitazione e una sofferenza a carico del processo coronoideo mediale, che si può staccare o frammentare.
    Sintomi: zoppia, andatura rigida e innaturale accompagnata da sollevamento della testa quando c’è avanzamento dell’arto interessato.
    Il cane prova dolore nei movimenti di flessione ed estensione.
    La diagnosi è sempre radiografica, la terapia è di tipo chirurgico con asportazione dei frammenti e pulizia articolare.

    Componente genetica

    La componente genetica è importantissima come fattore predisponente, quindi è indispensabile un'attenta selezione dei riproduttori.
    Fondamentale, però, anche la corretta alimentazione, specie per i soggetti di taglia grande e gigante in cui non si deve ricercare una crescita troppo veloce: l'eccessivo incremento del peso corporeo, determina una forza di carico che va a gravare su articolazioni e strutture muscolo-scheletriche ancora inadeguate ed immature; come diretta conseguenza avremo uno stato di sofferenza dell’intera articolazione e una predisposizione ai fenomeni degenerativi che sono alla base della displasia del gomito.

    Sigle di classificazione

    0 - Normale
    I - Quasi normale
    II - Artrosi media
    III - Grave artrosi
    http://www.difossombrone.it/curadelcane/ma...iadelgomito.htm

    Edited by ~Anaìd~ - 5/2/2009, 21:10
     
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    I Tumori

    Così come accade in campo umano, anche per i nostri amici animali, negli ultimi decenni si è avuto un netto aumento delle malattie tumorali.
    Le cause scatenanti allo sviluppo di questo terribile male sono verosimilmente le stesse sia per noi che per i nostri fedeli amici. Infatti vivendo insieme nello stesso ambiente essi si nutrono con cibi molto simili ai nostri, subiscono spesso stress di tipo ambientale e psichico come noi, inoltre anche per loro si è verificato un sensibile allungamento della vita media che, unitamente allo stile di vita, sempre più simile al nostro, li espone in eguale misura ai medesimi fattori predisponenti per l'insorgenza delle neoplasie.

    Cosa è un tumore?
    Con questo termine generico si deve intendere una "massa atipica" provocata da un'anomala replicazione delle cellule che si sviluppano più rapidamente rispetto ai tessuti normali circostanti che si può manifestare a carico di tutti gli organi ed apparati dell'organismo.

    Qual è la causa che provoca il cancro?
    I meccanismi che inducono la trasformazione di una cellula buona in tumorale non sono completamente conosciuti. Lo sviluppo di un tumore è essenzialmente dovuto a processi di mutazioni o errori che si accumulano nel DNA cellulare che inducono un'alterazione dei geni preposti al controllo della crescita e della differenzazione cellulare.
    Quando parliamo di tumori è obbligo fare una grande distinzione tra tumori benigni e tumori maligni. I primi di solito crescono in modo piuttosto lento e per lo più restano circoscritti in quella parte del corpo in cui hanno avuto origine e, per questa ragione, non proliferano metastasi e generalmente non mettono in pericolo la vita dell'animale. Quelli maligni, noti anche con il termine di cancro, tendono facilmente ad aumentare di volume con evidenti alterazioni che di solito avvengono in tempi molto brevi. Nella maggior parte dei casi sono carattererizzati da crescita localmente invasiva e distruttiva e ancor più grave è la loro capacità di diffondersi a distanza, producendo metastasi in altre parti del corpo. Questo può avvenire attraverso le vie linfatiche propagando principalmente il carcinoma e il mastocitoma o tramite la circolazione sanguigna, mediante la quale metastatizzano sarcomi e melanomi, ma i tumori non seguono sempre il comportamento previsto ed alcuni possono disseminare da entrambe le vie. Una volta che le cellule cancerose sono state veicolate, giungono nei nuovi distretti di solito distanti dalla sede primaria e cominciano a replicarsi in modo incontrollato, causando la formazione di nuove ed analoghe masse e tumefazioni. Questa è certamente la caratteristica più deleteria e pericolosa dei tumori maligni per la vita dei soggetti che si ammalano di cancro. La malattia tumorale va considerata come una malattia dalle innumerevoli sfaccettature con sintomi ed evoluzioni spesso molto diverse a seconda di ogni singolo caso.
    Esistono molte forme diverse di tumori di cui alcune di facile identificazione ed altre completamente invisibili esternamente. I cani sono soggetti a molte forme di tumori, alcune gravi ed altre praticamente innocue, specialmente se scoperte e curate per tempo. Statisticamente, però, nella specie canina i più frequenti sono i tumori mammari che colpiscono in misura direi eccessiva soprattutto le cagne non sterilizzate e si evidenziano maggiormente quando i soggetti superano gli otto-dieci anni di età. Inizialmente si presentano sottoforma di piccoli noduli nello spessore della mammella e, quando sono a carattere maligno, alla palpazione sono consistenti e difficilmente dolenti, oltre che tendono ad una crescita rapida.
    Ve ne sono poi di molti altri, come quello della prostata che, analogamente a quello umano, può dare metastasi ossee. Ma molti altri sono i tumori che possono manifestarsi a carico della cute, della milza, delle ovaie, dei testicoli, dei reni, degli intestini ed ancora i tumori dei polmoni e del fegato. Va detto, però che questi ultimi due, nella maggior parte dei casi, sono conseguenti alla presenza di tumori in altre parti del corpo. Un esempio in questo senso è rappresentato dal tumore della mammella che nella cagna facilmente dà metastasi polmonare. In merito alla predisposizione è opportuno precisare che il cane ha una discreta incidenza di predisposizione razziale nei confronti delle malattie tumorali.
    Ci sono alcune razze come boxer, schnauzer gigante, pastore tedesco, alano ed altre che sono fra le più colpite, oltre che dai tumori ossei, anche da forme leucemiche. In quest'ultima circostanza viene coinvolto il sangue ed altri gruppi di cellule in esso contenute come globuli bianchi o rossi e piastrine. In merito alla diagnosi va detto che il riconoscimento di una malattia tumorale nel cane, anche se non presenta più grandi difficoltà, non è sempre così facile perchè a volte l'evoluzione della malattia è piuttosto subdola.
    Per una corretta diagnosi bisogna affidarsi in primo luogo ad un esame specifico in cui vengono evidenziati i sintomi che fanno insospettire il veterinario, come la comparsa di noduli e rigonfiamenti a crescita rapida, concomitanti con la perdita di peso corporeo o accompagnati dalla presenza di eventuali lesioni sanguinanti. Ci si avvale poi delle moderne tecniche ed indagini complementari che, nella maggior parte dei casi, permettono il riconoscimento tempestivo delle forme tumorali: ecografie, esami citologici, esami del sangue e delle urine, biopsie ed esami istologici, oltre a radiogrammi ed altre indagini più costose, ma spesso importantissime come la TAC e la RMN, nonchè da tecniche chirurgiche come la laparatomia esplorativa.
    La prevenzione è un aspetto molto importante sia in campo medico umano che veterinario, da tempo viene attentamente valutato.
    Esistono particolari fattori di rischio che sono di tipo ambientale sui quali poter agire per cercare di ridurre l'incidenza di malattie neoplastiche.
    Un esempio può essere l'inquinamento che gioca spesso un ruolo fondamentale come dimostrano i numerosi casi di cani di città affetti da tumori delle vie respiratorie, spesso causati anche da fumo passivo dei proprietari e da altre fonti di inquinamento, come l'uso incontrollato di pesticidi e l'esposizione prolungata ai campi elettromagnetici indotti da telefoni cellulari ed elettrodomestici onnipresenti in ambiente casalingo. Dal punto di vista preventivo uno degli aspetti più importanti è garantire in primo luogo un'alimentazione sana ed equilibrata unitamente a dei regolari controlli veterinari che assicurino soprattutto nella terza età un buono stato di salute del cane.
    Per quanto riguarda la possibilità di cura delle malattie tumorali va subito detto che questo non è sempre semplice o risolutivo. L'esito positivo di un buon trattamento terapeutico, sia esso di natura chirurgica che di tipo medico, sarà tanto più efficace quanto più precoce sarà stata effettuata la diagnosi della malattia neoplastica.
    La chirurgia, ovvero l'asportazione della massa o dell'intero organo interessato, se possibile, rappresenta in molti casi il metodo elettivo che spesso consente la risoluzione addirittura completa per il trattamento della maggior parte dei tumori.
    Subito dopo l'intervento chirurgico è importante effettuare il prelievo bioptico (dei piccoli frammenti del materiale rimosso) che, opportunamente conservati in apposita soluzione, deve essere inviato al laboratorio per l'esame istologico. Questo esame permette di identificare il tipo di tumore, in modo da poter conoscere se si tratta di una forma benigna o maligna affinchè poter prevedere la possibilità o meno di recidivare, oltre ad un potenziale rischio di metastasi, oltre alla possibilità di impostare successive altre terapie mirate.
    Per combattere alcune particolari forme di tumori vengono impiegati anche speciali forme di chirurgia in cui si utilizzano sofisticati strumenti che prevedono l'applicazione di ultrasuoni o raggi infrarossi, oppure di calore sulla neoplasia mediante apparecchi a microonde qual è la termoablazione ed ancora la criochirurgia e quest'ultima consiste nel congelamento della parte colpita.
    C'è poi la chemioterapia, molto utile in determinati casi e per questo oggi sempre più accreditata anche in medicina veterinaria.
    Considerata l'elevata tossicità di questo tipo di terapia, si ricorre spesso a delle associazioni di diversi farmaci antitumorali che agiscono secondo meccanismi differenti e questo al fine di poter diminuire i dosaggi e contemporaneamente ottenere una migliore tolleranza. I vari protocolli chemioterapici devono essere sempre approntati da un medico veterinario esperto in oncologia, che valuterà nei dettagli i possibili reali benefici e quali i potenziali effetti collaterali. Un altro modo per combattere il tumore è l'utilizzo della radioterapia. E' questa una tecnica curativa ancora poco usata in ambiente veterinario italiano che risulta molto vantaggiosa per certe forme tumorali poco o per niente aggredibili con il metodo chirurgico.
    Ci sono poi alcuni casi in cui diventa necessario affrontare una malattia tumorale aggredendola su più fronti, abbinando così la chirurgia con la chemioterapia e la radioterapia.
    Concludendo dobbiamo ora affrontare anche una particolare tematica che riguarda il proprietario del cane affetto da tumore che di solito si pone un grande interrogativo: se l'animale soffre e quanto soffre. Per loro natura, devo dire che i nostri amici animali, anche in situazioni gravissime, cosa che spesso comporta il decorso di una malattia tumorale, si dimostrano essere più dignitosi degli esseri umani. E' fuor di dubbio che in questa circostanza la sofferenza fisica e psichica è una realtà inevitabile anche per loro, ma quello che è sorprendente, e che forse ci deve far meditare, è che non solo non si lamentano, ma stoicamente l'affrontano soffrendo in silenzio. L'unico modo con cui lo dimostrano è che tendono ad appartarsi e non hanno né voglia di alimentarsi, né di partecipare alle normali attività della vita familiare.
    L'obiettivo che di solito il veterinario si pone di fronte a questo tipo di male spesso invincibile è quello di prolungare in maniera dignitosa la sopravvivenza del soggetto. Ciò che invece deve essere attentamente osservato e valutato da parte del padrone dell'animale è di rendersi conto se il proprio "amico a quattro zampe" stia veramente soffrendo. A mio parere è molto importante che in determinate circostanze vada attentamente considerata quella che è la qualità della vita poichè ci sono casi in cui arriva ad essere così scadente che non merita nemmeno più di essere chiamata vita.

    MARCO SMALDONE
    da www.enci.it


    Edited by ~Anaìd~ - 18/1/2009, 19:16
     
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    GASTROENTERITE MORTALE: LA PARVOVIROSI

    E' certamente un tema estremamente delicato che vogliamo affontare anche in segno di solidarietà ad un nostro caro amico che un pò di tempo fa ha visto alcuni suoi cuccioli bersagliati da questa terribile malattia, fornendo al tempo stesso indicazioni in materia a chiunque riscontri, attraverso queste poche righe, una situazione anomala nel proprio compagno a quattro zampe.

    Nel caso di questa malattia, una diagnosi precoce è il miglior mezzo per combatterla e sconfiggerla. Considerata diversi anni fa, a ragione, un vero e proprio flagello per le cucciolate, la parvovirosi o gastroenterite emorragica virale ha assunto oggi una diffusione decisamente meno allarmante, grazie soprattutto alle massicce campagne di profilassi effettuate negli anni passati e alle quali anche l'AICC si impegnerà ancor di più, per il futuro, a partecipare.

    In effetti, i cuccioli colpiti da questa grave infezione virale risultano essere anno dopo anno in numero sempre minore specialmente se raffrontati alle devastanti epidemie degli anni '80. Non per questo, però, la malattia si manifesta, nei soggetti colpiti, in modo meno grave di quanto non fosse in precedenza.

    A insorgenza brevissima (un cucciolo apparentemente sano può morire anche solo dopo 24 ore dalla comparsa dei primi sintomi) la gastroenterite da parvovirus si manifesta fondamentalmente con la comparsa di diarrea liquida ricca di sangue, nerastra e fetida accompagnata da vomito incoercibile, disidratazione, scomparsa dell'appetito, brusco aumento della temperatura corporea e profonda prostrazione; il virus viene eliminato in grande quantità attraverso le feci, costituendo così un reale pericolo per gli altri elementi della cucciolata.

    La violenza e la repentinità della comparsa di queste tipiche manifestazioni, associate al fatto che molto spesso esse si verificano in cuccioli di pochi mesi di vita, debilitati da cambiamenti di ambiente e di alimentazione, o stressati da trasferimenti in condizioni disagevoli rendono la prognosi di questa malattia decisamente infausta: la percentuale di decesso è infatti molto elevata nonostante vengano adottate precocemente tutte le terapie idonee.

    Queste consistono essenzialmente nella reidratazione forzata del cucciolo mediante somministrazione di elevate quantità di soluzioni saline per via endovenosa, unitamente all'utilizzo di antibiotici per il controllo di infezioni secondarie, di antiemorragici per limitare le perdite di sangue con il vomito e con le feci e di sieri immuni, vale a dire di anticorpi specifici contro la parvovirosi. Quei cuccioli che superano questo stadio acuto della malattia possono in seguito manifestare disturbi cardiaci come conseguenza dell'infiammazione provocata dal virus nei confronti del muscolo cardiaco.

    La vaccinanzione precoce contro la parvovirosi, effettuata anche a partire dalla 4° - 6° settimana di età nei soggetti più a rischio, fornisce fortunatamente un valido baluardo nei confronti dello sviluppo della malattia, in modo particolare se prevede l'utilizzo dei più moderni vaccini attenuati, nei quali il virus che viene iniettato nel cucciolo non è morto ma solamente reso inoffensivo. Quest'ultimo tipo di vaccino provvede infatti a stimolare la formazione di una immunità decisamente più solida e duratura rispetto a quella indotta dal vaccino e virus inattivato. Nell'ambito delle procedure di prevenzione, occorre segnalare la recente comparsa di specifici test che permettono l'individuazione precoce del virus, nel sangue o nelle feci, ancor prima che compaiano i sintomi clinici propri della parvovirosi.

    Grazie all'uso di questi test è così possibile iniziare le terapie specifiche quando le condizioni generali del cucciolo sono ancora soddisfacenti, aumentando in misura considerevole le possibilità di guarigione e di sopravvivenza. Il consiglio, pertanto, dell'Associazione italiana Cane Corso a tutti i proprietari di cani è quello di essere sempre molto aperti a qualunque tipo di soluzione ed intervento, meglio essere eccessivamente prudenti e correre dal veterinario una volta in più che rammaricarsi per tutta la vita di non aver fatto tutto il possibile per il proprio compagno cane.

    FONTE

    __________________________________________________________________



    A cura di:Prof. Fulvio Marsilio
    Docente Ricercatore "Malattie Infettive degli Animali"
    Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università degli Studi di Teramo



    La parvovirosi o gastroenterite emorragica del cane è una grave malattia infettiva virale e contagiosa, sostenuta dal Canine Parvovirus tipo 2 o CPV-2, che colpisce i cuccioli durante i primi mesi di vita. E' caratterizzata da vomito, diarrea e solitamente ha un esito fatale. L'agente eziologico è un piccolo virus dotato di un’elevata resistenza verso l'azione di agenti fisici (calore, luce solare, ecc.) e chimici (disinfettanti). La malattia si trasmette tramite contagio diretto da animale infetto ad animale sano ed indiretto attraverso oggetti o alimenti inquinati. In genere, risultano clinicamente colpiti i cuccioli fino a 5-6 mesi di età. Il tasso di letalità elevatissimo nelle prime settimane di vita, tende a diminuire con l'aumentare dell'età. Dopo un periodo d'incubazione di circa 5-6 giorni, la malattia esordisce con febbre, depressione, vomito e diarrea spesso emorragica. La morte sopraggiunge entro 48-72 ore dall'inizio dei sintomi. Accanto a questa forma gastroenterica, è stata descritta anche quella cardiaca caratterizzata da morte improvvisa in seguito a problemi nella conduzione dello stimolo nervoso.
    Poiché le misure di profilassi igienico-sanitaria non sono sufficienti per debellare la malattia, è necessario ricorrere all'uso della profilassi immunizzante tramite l'impiego di vaccini attualmente costituiti da virus attenuato in grado di conferire una buona immunità.
    Nonostante gli indubbi successi conseguiti dalla ricerca medica veterinaria, numerosi cuccioli anche se sottoposti a regolare vaccinazione, spesso soccombono all'infezione, soprattutto nei canili. La spiegazione di ciò risiede nel fatto che nella vaccinazione l'interferenza degli anticorpi materni svolge un ruolo fondamentale. E' risaputo che gli anticorpi di origine materna, trasmessi per via placentare e/o colostrale, proteggono i neonati nei confronti delle malattie infettive. Per quanto riguarda la parvovirosi del cane sono state eseguite numerose ricerche tutte volte a stabilire il possibile ruolo interferente di questi anticorpi sulla risposta dei cuccioli alla vaccinazione. I risultati scaturiti da queste indagini sono molto interessanti. Si è potuto infatti osservare che:



    la quantità di anticorpi che la madre è in grado di passare al cucciolo dipende direttamente dalla quantità di anticorpi che essa possiede (anticorpi ad esempio indotti dalla vaccinazione eseguita prima dell'accoppiamento);

    in laboratorio è possibile procedere ad una valutazione quali- e quantitativa degli anticorpi anti-parvovirus presenti nel siero della madre e/o del cucciolo, tramite una reazione che prende il nome di inibizione dell'emoagglutinazione (IEA).

    Attraverso questo test è possibile stabilire i limiti al di sotto dei quali la vaccinazione nel cucciolo può essere eseguita senza alcun problema. Si è stabilito infatti, che il valore soglia del titolo anticorpale in grado di prevenire l'infezione è di 1:80, mentre affinché si abbia una risposta positiva alla vaccinazione, il titolo anticorpale non deve superare 1:20. In altre parole, un titolo anticorpale compreso tra 1:20 e 1:80 mentre è in grado di "bloccare" l'attività del virus vaccinale, non riesce ad impedire l'infezione. In conseguenza di questa situazione esiste nei cuccioli un periodo "critico" di 2-4 settimane che, generalmente, va dalla quinta alla nona settimana di vita, entro il quale gli animali sono recettivi all'infezione e sono refrattari all'immunizzazione. Le ricerche attuali sono quindi rivolte a risolvere questo problema ossia poter immunizzare i cuccioli che possiedono anticorpi materni. Alcuni studi si sono basati sull'impiego di vaccini vivi a virus attenuato e ad "alto titolo" cioè di un vaccino contenente una quantità di virus superiore a quelli tradizionali. I risultati di queste ricerche hanno dimostrato che il vaccino ad "alto titolo" è in grado di immunizzare anche quando il titolo anticorpale è pari a 1:80.

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    Gravidanze indesiderate, ora c'è un rimedio

    ...ed è un rimedio senza effetti collaterali. A condizione che venga gestito dal medico veterinario e se ne rispettino i protocolli di utilizzo. Ne parliamo con alcuni esperti in materia ginecologica e riproduttiva. Il dottor Giovanni Majolino, presidente della SIRVAC (Società Italiana di riproduzione veterinaria per animali da compagnia), e le dottoresse Raffaella Tomba e Anna Rondolotti.

    Fino a oggi non ci si poteva far niente_o quasi. La cagnolina amatissima scappava durante il calore o veniva raggiunta dal maschietto dei vicini e accadeva "il fattaccio". La cucciolata arrivava puntualmente con tutti i problemi del caso: cuccioli da collocare, preoccupazioni circa la loro sorte, abbandoni e via dicendo. Insomma, un pasticcio! Tutto questo perchè l'interruzione dell'eventuale gravidanza presentava non pochi problemi dal punto di vista fisiologico. I farmaci, in questi casi, potevano dar luogo a effetti collaterali anche abbastanza gravi e la sicurezza abortiva si scontrava con le preoccupazioni per la salute della futura mamma.
    Oggi la moderna scienza veterinaria ha fatto passi da gigante anche in questo delicato settore. E' sul mercato un farmaco con attività anti-progesterone che si utilizza per il trattamento della gravidanza indesiderata nelle cagne. Come funziona? Cerchiamo di saperne di più_

    I TRAGUARDI DELLA SCIENZA

    "Nelle femmine delle varie specie animali - spiega il dottor Giovanni Majolino, medico veterinario e presidente della SIRVAC (Società Italiana di riproduzione veterinaria per animali da compagnia) - il progesterone è l'ormone che mantiene la gravidanza. Tale ormone, nella cagna, riveste un ruolo ancora più importante." Ed è proprio da queste considerazioni che si è arrivati all'utilizzo dell'aglepristone, una molecola con un'azione anti-progesterone che trova il suo impiego naturale nel trattamento delle gravidanze indesiderate nei cani e, grazie al suo meccanismo d'azione, può essere utilizzato senza problemi di effetti collaterali.
    Spiega la dottoressa Anna Rondolotti di Virbac: "L'aglepristone può essere utilizzato subito dopo l'accoppiamento "indesiderato" prima che ci possa essere qualsiasi modificazione indotta dalla gravidanza. Nel caso di impiego precoce la gravidanza sarà interrotta senza segni esterni in quanto si verificherà un riassorbimento del "prodotto del concepimento". Il principio attivo di questo nuovo farmaco, però, può rivelarsi ideale anche in un secondo tempo. Continua Anna Rondolotti: "Il farmaco, infatti, si può utilizzare in ogni momento della gestazione fino al quarantacinquesimo giorno sempre senza dar luogo a effetti collaterali o problemi per la salute dell'animale."

    UN FARMACO SOLO A USO VETERINARIO
    "E' importante - spiega la dottoressa Raffaella Tomba, medico veterinario che si occupa dei problemi legati alla riproduzione - che sia il veterinario a occuparsi della somministrazione del farmaco. La posologia prescrive due iniezioni sottocutanee da effettuare a 24 ore di distanza l'una dall'altra. E' basilare pesare l'animale per stabilire esattamente il dosaggio da usare. La zona in cui è effettuata l'iniezione deve essere massaggiata per evitare la formazione di noduli sottocutanei. Anche in questo caso, però, il problema è minimo: i noduli, infatti, si riassorbono nel giro di qualche giorno (massimo ventotto). Dopo la seconda iniezione si pianificherà una terza visita di controllo per confermare l'efficacia della cura."
    E' facile capire, a questo punto, come l'uso del farmaco sia d'sclusiva competenza veterinaria.
    Aggiunge la dottoressa Rondolotti: "Anche se ha un ottimo profilo di tollerabilità, l'aglepristone deve essere usato solo ed esclusivamente dal veterinario. Il suo uso, infatti, è subordinato a un attento dosaggio del prodotto e a una seconda somministrazione obbligatoria a 24 ore dalla prima, pena l'inefficacia del trattamento."
    Insomma, un accoppiamento indesiderato e una gravidanza non programmata non deve più far paura. Anche nel caso della nostra amata cagnolina. Ma, attenzione. In questi casi il consiglio e l'intervento del veterinario curante è fondamentale e ogni rimedio casalingo è da considerarsi davvero inopportuno

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    Edited by ~Anaìd~ - 18/1/2009, 19:18
     
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    Il Vomito

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    Succede e ci si preoccupa: e invece quando il cane vomita, spesso basta solo qualche piccolo accorgimento per riportare tutto alla normalità. Vediamo come...

    Il cane vomita per molte ragioni: se l'episodio è sporadico non c'è da preoccuparsi
    A volte il vomito nel cane rappresenta un efficace meccanismo di difesa dell'organismo. In altre, invece, è un sintomo da non sottovalutare. Nella specie canina, infatti, vomitare è un'evenienza relativamente comune che può essere determinata da una miriade di fattori di natura molto diversa. Vediamoli insieme.

    LE CAUSE E LE MANIFESTAZIONI
    A causare il vomito nel cane può essere una causa banale. Il freddo, per esempio, o l'eccessiva voracità, o ancora un periodo troppo prolungato di digiuno. Quasi sempre si tratta di manifestazioni sporadiche che si risolvono da sole senza nemmeno la necessità di somministrare farmaci. Altre volte, però, il vomito è il sintomo principale di una malattia vera e propria. La gastroenterite acuta, per esempio, o la gastrite cronica.
    Tutte patologie per cui serve immediatamente l'intervento del veterinario che avrà il compito di prescrivere farmaci e restrizioni alimentari.
    Ma perchè il cane vomita? Tutto ha origine nel cosiddetto "centro del vomito": si tratta di un gruppo di cellule nervose poste nel tronco cerebrale, sotto gli emisferi: Sono proprio queste cellule, dopo aver ricevuto "informazioni" dall'apparato gastroenterico o da altri distretti dell'organismo, ha organizzare l'azione dei varo organi coinvolti nel meccanismo del vomito. Già, perchè vomitare non coinvolge solo lo stomaco, ma anche l'apparato muscolo scheletrico, il sistema respiratorio, e persino quello nervoso. A riportare all'esterno il contenuto dello stomaoc, infatti, è una perfetta coordinazione di brusche variazioni di pressione intraddominale, di inspirazioni forzate e di mobvimenti peristaltici invertiti. Tutte cose che, da buoni cinofili, avremo osservate più volte nei nostri cani.

    I VARI TIPI DI VOMITO
    Può accadere che il nostro cane vomiti subito dopo il pasto: Oppure dopo pochi minuti. Si tratta, il più delle volte, di un rigurgito piuttosto che di un vero e proprio vomito. In questi casi, il materiale rimesso ha la forma di un "tubo" viscido e mucoso; l'alimento, infatti, non è nemmeno giunto nello stomaco e quindi è del tutto indigerito. Il cane può aver mangiato troppo in fretta: oppure essere in uno stato di eccitazione (paura, stress, presenza di femmine in calore...). Il tutto succede anche se il cane ha ingerito erba o altri corpi estranei che il suo organismo rifiuta pressochè immediatamente. Il rigurgito non ha mai importanza clinica se si manifesta in maniera episodica. Ne assume però se succede spesso (malattie dell'esofago, compressione esercitata da questo organo su gli altri organi intratoracici) o se compare nel cucciolo appena svezzato: In quest'ultimo caso potrebbe ingenerare il sospetto di una malformazione congenita, da indagare immediatamente con l'aiuto del veterinario.
    Il colore e l'odore del vomito sono, comunque, essenziali per una coretta diagnosi veterinaria. Nell'infiammazione gastrica acuta, il vomito è sempre una conseguenza dell'ingestione di cibo (anche dell'acqua, nei casi più acuti): se compare dopo parecchie ore dal pasto, può far sorgere il sospetto di un'ostruzione intestinale. Il cibo, in questi casi, non riesce a "passare" e torna indietro per colpa del corpo estraneo che, a livello gastrico o intestinale, ne compromette il passaggio. Di poca importanza il cosiddetto "vomito gastrico", di colore giallastro o marroncino, senza la comparsa di materiale alimentare. Si tratta, spesso, di errori nutrizionali. Il cane mangia troppo poco - fa magari un pasto al giorno - e il suo apparato gatrso enterico reagisce all'eccessiva secrezione di succhi gastrici con questo tipo di vomito. A volte, in casi del genere, basta somministrare al cane un poco di pane secco negli intervalli tra un pasto e l'altro, per evitare il vomito. Non c'è da preoccuparsi, anche, nei casi di vomito che presenta striature di sangue. Il cane si è semplicemente rotto qualche capillare nello sforzo di vomitare. Succede anche a noi, del resto.

    PREOCCUPATEVI SE....
    Interpellate il veterinario, invece, se nel vomito c'è la presenza di sangue scuro o di liquidi biliari di colore bruno scuro, Potrebbe trattarsi di un problema da indagare immediatamente. E ancora...L'odore di urina, nel vomito, si avverte nei casi di grave insufficienza renale. Quello di feci, invece, è caratteristico di occlusioni intestinali localizzate nell'ultima parte dell'intestino: si tratta sempre di patologie gravi che richiedono l'intervento veterinario. In ogni caso, ed è bene ripeterlo, se il cane vomitqa spesso, una visita dal medico di fiducia è sempre obbligatoria. Se invece il disturbo è occasionale, basta un digiuno di ventiquattro ore per rimettere il sesto il paziente a quattro zampe. Prima della prossima indigestione, si intende....

    Autore: Dognet

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    Edited by ~Anaìd~ - 18/1/2009, 19:19
     
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    Malattie genitali

    Maggiore produzione di urina

    Una esagerata produzione di urina accompagnata da quasi sempre da una sete intensa è il sintomo di una grave malattia, la poliuria, che deve essere assistita dal veterinario. L'animale continua ad urinare dove gli capita, in continuazione e senza riuscire a trattenersi.
    In questi casi un errore è quello di ridurre la somministrazione dell'acqua, in quanto può portare alla morte del cane per disidratazione, l'unica terapia è solo il veterinario a poterla decidere.

    Minore o mancata produzione di urina

    Una minore produzione di urina può significare una malattia, la oliguria, in cui i reni riducono al minimo la produzione di liquidi per evitare una disidratazione o ad un problema di un'emorragia.
    Una totale mancanza di urina è causa di una malattia, anuria, che può portare la morte dell'animale. Questa è una malattia seria legata a problemi renali o cardiaci, il rene non è in grado di eliminare le sostanze tossiche prodotte dall'organismo.
    Entrambe le malattie richiedono una tempestiva visita veterinaria.

    Aumento del numero di orinazioni

    Nonostante l'urina prodotta dall'animale sia regolare, possiamo assistere all'aumento delle urinazioni. Questa patologia è legata al senso di bruciore del canale uretrale, causato da cistiti, per cui il cane pur producendo la stessa quantità di urina tenta più volte di espellerla emettendone però poca.
    Quindi è bene controllare quando si porta in giro il cane e se abbiamo qualche sospetto solo il veterinario può fare una diagnosi, a cui dobbiamo essere in grado di riferire i particolari.

    Facilità o difficoltà di orinazioni

    Sappiamo che i modi di urinare del cane variano tra il maschio e la femmina, questa urina calandosi quasi per terra, mentre il maschio alza la gamba.
    Esistono delle patologie che possono ostacolare questi atti, cistiti, uretriti, che bloccano il deflusso dell'urina, anche i calcoli danno sicuramente fastidio al cane in quanto egli nonostante si sforzi riesce solo in parte ad urinare.
    Sono situazioni per cui dobbiamo preoccuparci e ricorrere alle cure veterinarie.

    Assenza di uno o entrambi i testicoli

    Alla nascita il cucciolo ha i testicoli intraddominali, solo verso i 2-3 mesi questi sono visibili e palpabili dentro la sacca scrotale, è consigliabile in questo periodo una visita veterinaria per verificare che il cane non sia affetto da monorchidismo, assenza di un testicolo, o di entrambi, criptorchidismo.
    Generalmente nel cane queste situazioni creano problemi di fertilità per cui e sconsigliata la riproduzione essendo difetti che potranno essere trasmessi alla prole.
    Dopo i 5-6 anni creano problemi in quanto il testicolo che è ritenuto all'interno è esposto ad una temperatura superiore alle sue necessità e generalmente può dare luogo a forme tumorali.

    Infiammazione dello scroto
    Essendo questa zona non protetta da peluria si potranno notare delle escoriazioni o lo scurimento della pelle che il cane si procura sedendosi o sfregandosi per terra, in quanto contatti con sostanze irritanti portano l'animale ad un continuo leccamento.
    Davanti a semplici esoriazioni si possono disinfettare con acqua ossigenata impedendo al cane di leccarsi, nei casi che nonostante non ci siano ferite ed il cane si tocchi continuamente ricorrere alle cura veterinarie per una diagnosi.

    http://www.difossombrone.it/curadelcane/ma...ie_genitali.htm
     
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    Le convulsioni

    Le convulsioni sono causate da una attività elettrica anomala all'interno del cervello, e possono essere legata a molte disturbi sia degli organi interni sia del sistema nervoso. Il termine epilessia indica delle convulsioni ricorrenti in animali che sono normali tra un episodio e l'altro.
    L'epilessia insorge preferibilmente in animali di età compresa tra 1 e 5 anni, ma può presentarsi a qualsiasi età come effetto secondario di un trauma cranico avvenuto anche molto tempo prima.

    Una convulsione generalizzata (detta anche grande male) provoca un improvvisa alterazione dello stato di coscienza del vostro animale, movimenti involontari della testa e degli arti, salivazione e spesso perdita di urine o feci. Una convulsione generalizzata dura normalmente da 30 secondi a qualche minuto. Segue un periodo in cui si potranno avere difficoltà nel camminare, nella vista, o cambiamenti nella personalità, nelle abitudini o nel comportamento che possono durare da qualche minuto fino a 24 ore. Una convulsione focale provoca invece un movimento singolo della faccia o di un arto che dura diversi secondi, ed è dovuto ad un alterato funzionamento di una specifica zona del cervello. Esistono anche convulsioni focali con sintomi più complessi come inseguirsi la coda, "acchiappare le mosche", leccare il pavimento o un continuo deglutire.

    La diagnosi


    Per diagnosticare la presenza di convulsioni in un cane o in un gatto e necessario prima di tutto un racconto dettagliato del proprietario che permetta di differenziarle da altri disturbi episodici. Seguiranno una visita accurata ed esami del sangue per escludere che vi sia correlazione con disfunzioni di altri organi interni.
    Una visita neurologica completa darà informazioni sul funzionamento cerebrale questo permetterà di decidere se saranno necessari test diagnostici avanzati quali tomografia computerizzata (tac) elettroencefalogramma o analisi del liquido cerebrospinale.
    La diagnosi di epilessia viene fatta in un animale con segni clinici caratteristici nel quale è stato possibile escludere attraverso i test necessari ogni altra causa di convulsione.

    Il trattamento


    Il trattamento per le convulsioni è diretto all'eliminazione della causa se questa viene identificata.
    Il fenobarbitale è il farmaco di prima scelta per la prevenzione delle convulsioni gravi o frequenti. Il farmaco deve essere somministrato seguendo scrupolosamente le indicazioni del veterinario.
    Alcuni effetti collaterali temporanei possono includere apatia, difficoltà nella deambulazione e aumentata fame, sete e urinazione. L'uso prolungato può raramente causare danni al fegato. La concentrazione del fenobarbitale nel sangue e degli enzimi epatici devono essere controllati periodicamente per monitorare gli effetti del trattamento. L' 80% degli animali hanno una buona risposta al trattamento con fenobarbitale. Vi sono altri farmaci che possono essere utilizzati in quegli animali che si mostrano refrattari al fenobarbitale.
    Il ricovero d'urgenza e la somministrazione endovenosa di farmaci possono essere necessari nel caso in cui il vostro animale presenti convulsioni ripetute in un bravissimo arco di tempo(stato epilettico); questa condizione può essere molto pericolosa.

    Consultate il veterinario nei seguenti casi:


    Se il vostro animale ha più di una convulsione al mese o più convulsioni di seguito
    Se il vostro animale presenta qualcosa di anormale tra un episodio e l'altro
    Se il vostro animale è estremamente letargico, non riesce a camminare o rifiuta il cibo

    http://www.difossombrone.it/curadelcane/ma...convulsioni.htm
     
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    Rottura del legamento crociato

    La causa più frequente della rottura del crociato è un trauma. In genere si tratta di un violento movimento rotatorio del ginocchio. La rottura può essere completa o parziale, ma in ogni caso il mancato trattamento di questa patologia porta ad una degenerazione artrosica del ginocchio. Questo avviene perché l'articolazione non è più stabile, viene cioè rotto l'equilibrio dell'articolazione.
    In ogni articolazione sono presenti varie strutture tra cui anche i legamenti crociati che servono alla stabilizzazione dell'articolazione stessa.
    I legamenti crociati si trovano nell'articolazione del ginocchio; essi sono due: uno craniale e uno caudale e sono posizionati a forma di una X, per questo si chiamano "crociati".
    Tra questi due legamenti quello che più frequentemente si rompe è il crociato anteriore (craniale).
    I cani più a rischio sono quelli di peso superiore ai 15 Kg ed esiste una predisposizione per i cani anziani in sovrappeso e con una vecchia alterazione dell'articolazione del ginocchio. Nella maggior parte dei casi si rompe assiema al legamnto crociato anche il menisco mediale, che è una delle due strutture "cuscinetto" dell'articolazione del ginocchio. Nei cani di piccola taglia e nelle razze "Toy" si può trovare in contemporanea anche la lussazione della rotula.
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    Il sintomo principale è la zoppia, talvolta così acuta che il cane non appoggia per nulla la zampa. Tale zoppia dopo il trauma tende a migliorare, per poi peggiorare all'improvviso. Il motivo di questo peggioramento è un danno secondario al menisco.
    La diagnosi definitiva può essere fatta dal veterinario tramite la visita ortopedica, durante la quale si metterà in evidenza il movimento del "cassetto". Questa prova consiste nello slittamento in avanti della tibia rispetto al femore ed è molto caratteristico per la rottura del crociato anteriore. Si devono poi eseguire delle radiografie per valutare bene il danno. Tutte queste indagini sono meglio effettuabili in anestesia generale, in quanto solo così si può ottenere un totale rilassamento muscolo-scheletrico per una corretta diagnosi.
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    La terapia da applicare in caso di rottura del legamento crociato anteriore è senz'altro quella chirurgica. Esistono più di cento tecniche operatorie diverse per stabilizzare l'articolazione del ginocchio. Ciò che è certo è che la mancata stabilità del ginocchio porta inevitabilmente ad alterazioni degenerative e progressive dell'articolazione sfociando in artrosi.
    La prima fase dell'intervento consiste nel rimuovere i frammenti del legamento crociato rotto e del menisco ( se è rotto anch'esso). Successivamente viene sostituito il legamento rotto con uno artificiale posto in posizione intra o extra articolare a seconda della preferenza del chirurgo.
    Subito dopo l'intervento la zampa non viene ingessata. Il cane deve stare però in assoluto riposo per 4 settimane, poi gradualmente si può aumentare l'esercizio fisico e il moto.

    http://www.difossombrone.it/curadelcane/ma...nticrociati.htm
     
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    L'Invecchiamento

    Il processo d’invecchiamento del cane, rispetto a quello umano, è particolarmente precoce, quindi vanno prese fin dall'età adulta alcune misure preventive dietetiche che mirano a rallentare o a ridurre gli effetti negativi dell'età.
    I cani non invecchiano tutti con la stessa velocità: questotò dipende dalla razza, dalla taglia e dallo stile di vita.

    -I cani di piccola e di media taglia sono più longevi, 12-16 anni, ed iniziano ad invecchiare verso gli 8-9 anni.

    -I cani di taglia grande, purtroppo, hanno una speranza di vita più corta, 8-10 anni, ed il loro invecchiamento inizia verso i 6 anni, verso i 5 anni per le razze giganti.

    I primi segni dell’invecchiamento possono essere non visibili all’occhio umano: si tratta di un deterioramento progressivo di alcune cellule, in particolare a livello del rene.
    I reni incominciano a non essere efficienti, però, contrariamente ad un'idea diffusa, limitare l'apporto proteico è inefficace per bloccare questa diminuzione di capacità filtrante dei reni.
    Se il vostro cane non ha problemi renali, deve consumare delle proteine di alta qualità in quantità sufficiente.
    Si consiglia di far controllare regolarmente il funzionamento renale dal veterinario di fiducia.
    Se gli viene diagnosticato un inizio di insufficienza renale, bisognerà sostituire l'alimentazione "senior" del vostro cane con un’alimentazione ipoproteica (con poche proteine) che gli verrà prescritta sempre dal veterinario.
    Dovrà mangiare un alimento povero di grassi, ma questi ultimi (i lipidi) devono essere di qualità.

    Attenzione a non sovralimentarlo: si rischia di farlo diventare obeso! Un eccesso di peso potrà contribuire all’insorgere di patologie legate all'età (artrosi, insufficienza cardiaca...).

    I meccanismi dell'invecchiamento sono legati ad un'ossidazione degli acidi grassi che costituiscono le membrane cellulari.
    L'arricchimento della razione alimentare di vitamine E e C può aiutare l'organismo a proteggersi contro le molecole che originano questi fenomeni di ossidazione.
    Quando il cane inizia ad invecchiare, la sua attività fisica diminuisce e la sua massa muscolare tende a diminuire, così come la sua resistenza agli agenti infettivi.
    Tutto questo, in parte potrebbe essere accentuato se non si utilizzano alimenti di qualità.
    Per rinforzare l'efficacia digestiva, è allora necessario fornire tutti gli elementi indispensabili (amminoacidi, acidi grassi, oligoelementi, vitamine) sotto una forma più facilmente assimilabile.
    Questi cambiamenti apportati alla razione giornaliera, associata ad una diminuzione del fosforo ed ad un incremento di vitamina E e C, contribuiranno a farlo vivere meglio.

    È particolarmente importante, quindi, dare ad un cane anziano un’ alimentazione "senior".
    Questi alimenti sono studiati da nutrizionisti cinofili per i bisogni specifici del cane anziano.
    Grazie ad un'alimentazione specifica, potete aiutare il vostro cane ad invecchiare bene.
    Per una migliore qualità della sua vita è inoltre necessario controllare regolarmente il suo peso e far effettuare periodicamente dal vostro veterinario di fiducia un bilancio clinico dettagliato sulla condizione di salute del vostro amico a quattro zampe.

    Con l’invecchiamento il vostro cane necessita di una dose energetica inferiore rispetto a quella di un adulto in quanto il suo metabolismo si abbassa, diventerà più pigro e restio ai movimenti che possano stancarlo e di conseguenza brucerà meno calorie dell’adulto.
    Evitate gli zuccheri detti rapidi: In età anziana, l’organismo del vostro cane regola meno bene la glicemia (tasso di zucchero nel sangue) e rischia di diventare diabetico.
    Ricordatevi che il cane anziano beve di più urinando con maggiore frequenza quindi vi potrebbero essere deficienze vitaminiche.

    http://www.molossi.it/info.php?info=al_anziano

    Edited by ~Anaìd~ - 18/1/2009, 19:20
     
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    Un animale ferito deve essere sempre trattato con dolcezza e non deve essere sgridato, ne infastidito. Se il problema è importante va immediatamente contattato un veterinario telefonicamente (tenete a disposizione il suo numero inserendolo nella rubrica del cellulare) spiegate con chiarezza e sintesi l'accaduto e lo stato dell'animale e seguite le sue indicazioni.
    Il contatto telefonico è immediato e fondamentale, soprattutto per situazioni gravi quando è indispensabile sapere come comportarsi mentre raggiungiamo il veterinario (a volte potremmo impiegare molto tempo) e può risolvere una situazione critica quindi è sempre la prima cosa da fare. L'intervento del veterinario deve sempre essere considerato necessario perchè anche piccoli problemi potrebbero costituire i sintomi di patologie più complesse o degenerare se non correttamente trattati.
    Questa guida sintetica vuole essere solo una traccia di comportamento nei casi più frequenti nell'ipotesi di non poter interagire rapidamente con un veterinario.
    Una norma che non può essere disattesa è l'allontanamento degli animali malati o sospetti tali dai bambini soprattutto dai più piccoli.

    E' FERITO

    è necessario contenere le perdite di sangue possibilmente con un tampone sterile: le garze vanno benissimo ma si possono utilizzare anche fazzoletti di carta monouso o giornali freschi di stampa. Oggetti freddi (puliti) come cubetti di ghiaccio, monete, ecc. sono utili per rallentare un emorragia importante ma solo se l'animale li sopporta altrimenti evitate di infastidirlo. Lavare e sterilizzare la ferita con normali disinfettanti o almeno con acqua e sapone (lavativi le mani con una comune saponetta e insaponate e sciacquate la parte. Se l'animale tende a leccare la ferita lasciatelo agire perchè molto spesso la loro saliva contiene agenti antisettici. Fasciate la ferita se possibile o utilizzate un "cerotto spray" negli altri casi. Evitate di utilizzare lacci emostatici (se non su precisa indicazione del veterinario) ma comprimete la ferita se non riuscite a bloccare l'emorragia.


    E' STATO MORSO

    seguire le indicazioni per le ferite con maggiore attenzione, eventualmente liberando la zona ferita dal pelo e verificare che non ci siano lesioni profonde o fratture.
    Cercate di capire quale animale ha causato il morso che potrebbe essere velenoso (il morso della vipera è riconoscibile dai segni dei denti piccoli e ravvicinati) o infetto perchè alcune malattie virali vengono trasmesse attraverso la saliva infetta quindi agite con cautela proteggendo le mani con guanti clinici o in lattice usa e getta.

    E' STATO PUNTO

    una puntura di insetto (ape, vespa, calabrone, tafano, ragno,ecc.) si tratta con una soluzione di ammoniaca e acqua (almeno 1:4) che ha effetto soprattutto se applicata subito ma l'applicazione non va mai ripetuta perchè potrebbe portare a ustioni della pelle. E' efficace anche aspirare il veleno con una siringa monouso priva di ago appoggiando il beccuccio in plastica al centro della puntura e aspirando. Evitare di entrare in contatto con il veleno o l'agente irritante. Verificare che l'animale non mostri affanno o difficoltà respiratorie che potrebbero essere sintomo di una reazione allergica: in tal caso o se la puntura è avvenuta in una zona altamente vascolarizzata (muso e collo) contattare subito il veterinario.
    Se la puntura è avvenuta in ambienti domestici o limitrofi accertarsi che non ci siano pericolosi nidi nelle vicinanze, se il dolore della puntura si protrae per qualche giorno tendendo ad aumentare sempre alla stessa ora la puntura è di un ragno quindi controllare fessure e interstizi e utilizzare un repellente per ambienti domestici specifico per gli aracnidi seguendo attentamente le istruzioni e spargendolo soprattutto vicino agli angoli e alle fessure dei muri.
    Valutate se sia il caso di utilizzare un insetticida ad alto potere: sono bombolette monouso che si attivano in una stanza dopo aver chiuso le finestre e uscendo dalla stessa chiudendo la porta, dopo averlo lasciato agire per almeno 8 ore areare la stanza scrupolosamente evitandone l'uso per qualche ora. Questo sistema equivale alla fumigazione ma è ovviamente più pratico e sterilizza adeguatamente l'ambiente ma va utilizzato con scrupolosa cautela

    OCCHI

    se lacrimano non somministrare colliri senza precise indicazioni le cause possono essere moltissime e il collirio usato potrebbe non rivelarsi adatto. Se invece la causa è un corpo estraneo (a volte un insetto) deve essere tolto al più presto effettuando un lavaggio oculare con una soluzione fisiologica oppure acqua potabile spruzzandola nell'occhio tenuto aperto con una siringa sterile priva di ago. Questo lavaggio deve essere eseguito con molta attenzione perchè una maldestra pressione sul pistone della siringa può generare un getto molto violento e in grado di danneggiare più che di curare che in ogni caso va diretto lateralmente per facilitare l'espulsione del corpo estraneo dall'angolo dell'occhio. In caso di incertezza utilizzare abbondante acqua nella mano a coppa cercando di immergere l'occhio nella mano dall'alto verso il basso. Aggiungere del sale fino all'acqua non è una buona idea perchè è necessario essere assolutamente certi di scioglierlo completamente e di aggiungerlo nella dose giusta processo che richiede troppo tempo e una soluzione preparata da molto tempo con acqua e sale può non essere asettica. Meglio utilizzare acqua minerale, preferibilmente gassata perchè l'effervescenza può aiutare l'espulsione del corpo estraneo. Aprire sempre con delicatezza ma molto l'occhio leso: alcuni animali posseggono infatti una terza palpebra: è il caso di cani, gatti, conigli, ecc.

    STARNUTISCE

    gli animali utilizzano l'olfatto molto più di noi e possono facilmente inalare polveri, vapori o agenti irritanti: normalmente è sufficiente portarlo all'aperto per purificare con aria pulita e ricca di ossigeno le vie aeree, ma se lo sternuto persiste o è sono accompagnato da secrezioni respiratorie (dalla bocca e/o dal naso) potrebbe essere il primo sintomo di una malattia dell'apparato respiratorio. E' bene tenere presente che alcuni eventi virali, come ad esempio il raffreddore, sono banali per l'uomo ma molto pericolosi per gli animali e possono degenerare rapidamente e divenire anche molto gravi.
    Potrebbe anche trattarsi della presenza di un forasacco: meglio rivolgersi il prima possibile al veterinario.

    ZOPPICA

    verificare subito l'arto interessato per accertare la causa del problema: potrebbe essere una spina o una ferita nel caso disinfettare ed estrarre il corpo estraneo, se si tratta di una slogatura o uno stiramento è meglio non somministrare antidolorifici perchè iddurrebbero l'animale a utilizzare l'arto in modo normale (non sentendo più il dolore) peggiorando la situazione. Controllare invece il suo comportamento favorendone il riposo e verificare eventuali gonfiori che potrebbero essere anche sintomi di una frattura o una lesione muscolare importante.

    FRATTURA

    se in presenza di una lacerazione della pelle disinfettare con estrema delicatezza. Non applicare bendaggi o stecche che potrebbero peggiorare la situazione ma cercare solo di limitare i movimenti dell'animale durante il trasporto dal veterinario ad esempio utilizzando una cesta imbottita

    PARASSITI

    nel caso di zecche è bene scoprire la zona interessata aprendo il pelo, versare qualche goccia di olio e di disinfettante poi estrarre la zecca afferrandola saldamente con una pinzetta agendo con un moto rotatorio come per aprire un rubinetto o estrarre una vite. Effettuare l'operazione con rapidità per evitare che il parassita abbia il tempo di emettere secrezioni spesso infette. Accertarsi di aver estratto il pungiglione dalla pelle e disinfettare con scrupolo ripetendo l'operazione per qualche giorno verificando che non ci siano rossori sospetti.
    Per le pulci le avvisaglie sono un anomalo e ripetuto grattarsi dell'animale: è fondamentale adottare prevenzione con prodotti specifici (collari, liquidi e spray) dei quali non bisogna però abusare perchè potrebbero rivelarsi tossici per l'animale e per noi se utilizzati con modalità errate: leggere attentamente le istruzioni e farsi consigliare dal veterinario. Se invece si deve intervenire a posteriori utilizzare un prodotto idoneo e applicarlo tenendo l'animale assolutamente fuori di casa sia al momento dell'intervento che nelle ore successive per evitare che le pulci che lasciano l'animale per effetto dei repellenti si annidino negli ambienti domestici.

    TREMITI

    e convulsioni vanno gestiti tranquillizzando l'animale e tenendolo al caldo: l'episodio può essere occasionale (anche generato da uno spavento) e durare anche qualche minuto ma sarà indispensabile informare il veterinario ed eseguire scrupolosi esami clinici se dovesse ripetersi poiché potrebbe anche essere sintomo di disturbi genetici o infettivi.


    VOMITO / DIARREA

    mantenere l'animale a digiuno per 12/24 ore e sotto controllo inducendolo però a bere molto e spesso. Può trattarsi di un fatto episodico indotto dall'ingestione di peli, agenti irritanti, troppo cibo o bocconi troppo grossi ma anche effetto di una patologia soprattutto se accompagnato da comportamenti anomali, disorientamento, disturbi dell'equilibrio. Spesso la diarrea è indotta da parassiti intestinali alcune volte riconoscibili nelle feci espulse, consultare sempre il veterinario prima di somministrare vermifughi e nelle prime ore dalla somministrazione tenere l'animale lontano dagli ambienti domestici per evitarne l'inquinamento dai vermi espulsi in alcuni casi ancora vitali.
    Se si sospetta l'ingestione di una sostanza tossica sarà bene informare il veterinario dettagliatamente.

    STIPSI

    una stitichezza prolungata e verificata può essere contrastata con una sporadica aggiunta di olio (un cucchiaino da caffé) alla pappa per rendere più morbide le feci e facilitarne l'espulsione ma un problema reiterato può nascondere patologie molto varie: da semplici come l'ingestione di palle di pelo per i gatti per arrivare a tipologie molto complesse che possono essere gestite solo dal veterinario.

    MAL DI DENTI

    un rifiuto prolungato del cibo e comportamenti anomali e letargici potrebbero essere sintomi di problemi ai denti in questo caso si può solo consultare il veterinario

    COLPO DI CALORE

    gli animali dotati di pelo non sono in grado di espellere il calore eccessivo con la traspirazione e cercano di mantenere la giusta temperatura 38° - 38,5° C aumentando la frequenza respiratoria e utilizzando la lingua come "radiatore" ma il sistema non è molto efficiente e induce inoltre un aumento indesiderato della frequenza cardiaca già molto più alta di quella dell'uomo perché inversamente proporzionale al peso dell'animale (la balena ha un battito cardiaco ogni 2 minuti mentre il topo è una specie di mitragliatrice). Per questi motivi gli animali sono molto sensibili ai colpi di calore: d'estate una lunga sosta in una macchina chiusa e parcheggiata al sole o sforzi fisici prolungati al sole quali corse ripetute sulla spiaggia nelle ore centrali possono diventare pericolosissime e addirittura letali. Se ravvisate comportamenti anomali con affanno e parossismo respiratorio, letargia o comportamenti da "ubriaco", ecc. intervenite per riportare gradualmente la temperatura corporea a livelli normali con panni bagnati con acqua fredda o liquidi che evaporano facilmente come aceto o alcool: poiché l'evaporazione sottrae calore al corpo a contatto. Non utilizzate ghiaccio perchè un raffreddamento troppo rapido potrebbe causare scompensi e shock cardiocircolatori.

    INGESTIONE TOSSICA

    comportarsi come nel caso di vomito o diarrea, spesso poi presenti in caso di avvelenamento, inducendo l'animale a bere molto e non somministrando cibi, cercare di individuare la sostanza ingerita e informare il veterinario dei dettagli, evitare di cercare di indurre il vomito che porterebbe le tossine ad un ulteriore passaggio nella bocca e nell'esofago.

    ORECCHIE

    parassiti e corpi estranei possono creare problemi alle orecchie evidenziati da anomali e frequenti tentativi di grattarsi e dolore localizzato in tutti i casi è bene non compiere tentativi "fai da te" ma rivolgersi al veterinario impedendo all'animale stesso di peggiorare la situazione grattandosi.

    IRREQUIETEZZA

    se ingiustificata e prolungata può essere il sintomo che l'animale è entrato nel periodo del calore sessuale in tal caso sarà bene prevenire fughe e comportamenti pericolosi poiché l'animale sopraffatto dal suo istinto naturale spesso abbandona le usuali cautele e può facilmente porsi in situazioni a rischio ad esempio attraversando di colpo la strada ed essere investito.

    PERDE PELO/PIUME

    spesso sono sintomi di dieta non adeguata e mancanza di spazio o scarsa igiene è sempre necessario l'intervento e il consiglio del veterinario se ciò non rientra nell'ambito dei normali cicli vitali di rinnovo del pelo o del piumaggio

    VORACITA'

    molti animali sono voraci per natura e con cibo a disposizione non sanno limitarsi. Una dieta errata, troppo ricca e abbondante può causare obesità (soprattutto nei soggetti sterilizzati) e danni ancora più gravi. E' necessario quindi stabilire una dieta adeguata e misurata in proporzione alle effettive necessità dell'animale in rapporto al peso e all'età, fornirgli occasioni e spazi adeguati per il moto e verificare il dosaggio anche in rapporto alle eventuali occasioni di assumere cibo extra.

    USTIONI

    in genere molto dolorosa può essere trattata solo se superficiale e di poco conto con pomate antiustione e garze fitostimolanti per la rigenerazione più rapida della pelle. Le ustioni importanti vanno trattate dal veterinario mantenendo umida la parte con un panno bagnato. Le vecchie dicerie che impedivano di bagnare le zone ustionate e suggerivano di applicare olio sono leggende metropolitane le ustioni vanno trattate con abbondante acqua fredda ma non ghiacciata e mantenute il più possibile umide. L'acqua fredda tra l'altro lenisce il dolore e mantiene pulita la ferita.


    info tratte da http://www.nontipago.it/Donna/Animali.htm


    AVVELENAMENTI:
    Possono essere accidentali o dolosi, per prevenire i primi consigliamo le seguenti misure:
    1-Tenere tutti i farmaci,le sostanze velenose e le sostanze chimiche per uso domestico fuori dalla portata dei cani.
    2-Non riponete prodotti non commestibili negli scaffali degli alimenti.
    3-Tutte le sostanze velenose devono essere tenute nei loro recipienti originali; non trasferitele in contenitori non etichettati.
    4-Distruggere le confezione vuote dei medicinali e non lasciateli alla portat dei cani.
    5-Quando il giardino viene irrorato con antiparassitarifate attenzione alla ciotola dell acqua e del mangiare. Non lasciate andare in giardino il cane per 2 -3 giorni
    6-Se vengono ritrovati degli animali morti in giardino o sui terrazzi (topi-uccelli ecc) è opportuno rimuoverli immediatamente perche la loro morte potrebbe essere stata determinata da sostanze tossiche , assorbiti dal cane ,con relativo pericolo di intossicazione.

    Nel caso vi accorgeste che il cane ha ingerito delle sostanze pericolose potete provocare il vomito con mezzo bicchiere di acqua in cui sia stato sciolto un cucchiaio da minestra di sale o stimolando il palato e il retro-gola; dovete erò essere certi che il cane non abbia ingerito contemporaneamente oggetti o forti acidi o alcali che potrebbero determinare lesioni gravi durante i tentativi e le fasi di vomito.
    In caso fosse passato del tempo , somministrare al cane del carbone vegetale , unito a olio di vaselina, che assorbirà la sostanza pericolosa dopo 30 minuti. Se il contatto con la sostanza pericolosa p avvenuto sulla pelle lavare abbondantemente con acqua fredda.
    Ricorrete immediatamente al vostro veterinario, cercando di dargli indicazioni utili su ciò che è stato ingerito.
    I veleni per i topi spesso sono causa di morte per i cani ; i proprietari infatti rassicurati dalle indicazioni presenti sulle buste , non considerano l effetto dose e la sensibilità individuale che possono rendere pericolosissimo anche un composto che venga definito " non dannoso per gli animali domestici"!!!
    Gli avvelenamenti dolosi possono essere prevenuti insegnando al vostro cane a non ricevere cibo dagli estranei!
     
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