Piccola Enciclopedia

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  1. Anaïd
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    GASTROENTERITE MORTALE: LA PARVOVIROSI

    E' certamente un tema estremamente delicato che vogliamo affontare anche in segno di solidarietà ad un nostro caro amico che un pò di tempo fa ha visto alcuni suoi cuccioli bersagliati da questa terribile malattia, fornendo al tempo stesso indicazioni in materia a chiunque riscontri, attraverso queste poche righe, una situazione anomala nel proprio compagno a quattro zampe.

    Nel caso di questa malattia, una diagnosi precoce è il miglior mezzo per combatterla e sconfiggerla. Considerata diversi anni fa, a ragione, un vero e proprio flagello per le cucciolate, la parvovirosi o gastroenterite emorragica virale ha assunto oggi una diffusione decisamente meno allarmante, grazie soprattutto alle massicce campagne di profilassi effettuate negli anni passati e alle quali anche l'AICC si impegnerà ancor di più, per il futuro, a partecipare.

    In effetti, i cuccioli colpiti da questa grave infezione virale risultano essere anno dopo anno in numero sempre minore specialmente se raffrontati alle devastanti epidemie degli anni '80. Non per questo, però, la malattia si manifesta, nei soggetti colpiti, in modo meno grave di quanto non fosse in precedenza.

    A insorgenza brevissima (un cucciolo apparentemente sano può morire anche solo dopo 24 ore dalla comparsa dei primi sintomi) la gastroenterite da parvovirus si manifesta fondamentalmente con la comparsa di diarrea liquida ricca di sangue, nerastra e fetida accompagnata da vomito incoercibile, disidratazione, scomparsa dell'appetito, brusco aumento della temperatura corporea e profonda prostrazione; il virus viene eliminato in grande quantità attraverso le feci, costituendo così un reale pericolo per gli altri elementi della cucciolata.

    La violenza e la repentinità della comparsa di queste tipiche manifestazioni, associate al fatto che molto spesso esse si verificano in cuccioli di pochi mesi di vita, debilitati da cambiamenti di ambiente e di alimentazione, o stressati da trasferimenti in condizioni disagevoli rendono la prognosi di questa malattia decisamente infausta: la percentuale di decesso è infatti molto elevata nonostante vengano adottate precocemente tutte le terapie idonee.

    Queste consistono essenzialmente nella reidratazione forzata del cucciolo mediante somministrazione di elevate quantità di soluzioni saline per via endovenosa, unitamente all'utilizzo di antibiotici per il controllo di infezioni secondarie, di antiemorragici per limitare le perdite di sangue con il vomito e con le feci e di sieri immuni, vale a dire di anticorpi specifici contro la parvovirosi. Quei cuccioli che superano questo stadio acuto della malattia possono in seguito manifestare disturbi cardiaci come conseguenza dell'infiammazione provocata dal virus nei confronti del muscolo cardiaco.

    La vaccinanzione precoce contro la parvovirosi, effettuata anche a partire dalla 4° - 6° settimana di età nei soggetti più a rischio, fornisce fortunatamente un valido baluardo nei confronti dello sviluppo della malattia, in modo particolare se prevede l'utilizzo dei più moderni vaccini attenuati, nei quali il virus che viene iniettato nel cucciolo non è morto ma solamente reso inoffensivo. Quest'ultimo tipo di vaccino provvede infatti a stimolare la formazione di una immunità decisamente più solida e duratura rispetto a quella indotta dal vaccino e virus inattivato. Nell'ambito delle procedure di prevenzione, occorre segnalare la recente comparsa di specifici test che permettono l'individuazione precoce del virus, nel sangue o nelle feci, ancor prima che compaiano i sintomi clinici propri della parvovirosi.

    Grazie all'uso di questi test è così possibile iniziare le terapie specifiche quando le condizioni generali del cucciolo sono ancora soddisfacenti, aumentando in misura considerevole le possibilità di guarigione e di sopravvivenza. Il consiglio, pertanto, dell'Associazione italiana Cane Corso a tutti i proprietari di cani è quello di essere sempre molto aperti a qualunque tipo di soluzione ed intervento, meglio essere eccessivamente prudenti e correre dal veterinario una volta in più che rammaricarsi per tutta la vita di non aver fatto tutto il possibile per il proprio compagno cane.

    FONTE

    __________________________________________________________________



    A cura di:Prof. Fulvio Marsilio
    Docente Ricercatore "Malattie Infettive degli Animali"
    Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università degli Studi di Teramo



    La parvovirosi o gastroenterite emorragica del cane è una grave malattia infettiva virale e contagiosa, sostenuta dal Canine Parvovirus tipo 2 o CPV-2, che colpisce i cuccioli durante i primi mesi di vita. E' caratterizzata da vomito, diarrea e solitamente ha un esito fatale. L'agente eziologico è un piccolo virus dotato di un’elevata resistenza verso l'azione di agenti fisici (calore, luce solare, ecc.) e chimici (disinfettanti). La malattia si trasmette tramite contagio diretto da animale infetto ad animale sano ed indiretto attraverso oggetti o alimenti inquinati. In genere, risultano clinicamente colpiti i cuccioli fino a 5-6 mesi di età. Il tasso di letalità elevatissimo nelle prime settimane di vita, tende a diminuire con l'aumentare dell'età. Dopo un periodo d'incubazione di circa 5-6 giorni, la malattia esordisce con febbre, depressione, vomito e diarrea spesso emorragica. La morte sopraggiunge entro 48-72 ore dall'inizio dei sintomi. Accanto a questa forma gastroenterica, è stata descritta anche quella cardiaca caratterizzata da morte improvvisa in seguito a problemi nella conduzione dello stimolo nervoso.
    Poiché le misure di profilassi igienico-sanitaria non sono sufficienti per debellare la malattia, è necessario ricorrere all'uso della profilassi immunizzante tramite l'impiego di vaccini attualmente costituiti da virus attenuato in grado di conferire una buona immunità.
    Nonostante gli indubbi successi conseguiti dalla ricerca medica veterinaria, numerosi cuccioli anche se sottoposti a regolare vaccinazione, spesso soccombono all'infezione, soprattutto nei canili. La spiegazione di ciò risiede nel fatto che nella vaccinazione l'interferenza degli anticorpi materni svolge un ruolo fondamentale. E' risaputo che gli anticorpi di origine materna, trasmessi per via placentare e/o colostrale, proteggono i neonati nei confronti delle malattie infettive. Per quanto riguarda la parvovirosi del cane sono state eseguite numerose ricerche tutte volte a stabilire il possibile ruolo interferente di questi anticorpi sulla risposta dei cuccioli alla vaccinazione. I risultati scaturiti da queste indagini sono molto interessanti. Si è potuto infatti osservare che:



    la quantità di anticorpi che la madre è in grado di passare al cucciolo dipende direttamente dalla quantità di anticorpi che essa possiede (anticorpi ad esempio indotti dalla vaccinazione eseguita prima dell'accoppiamento);

    in laboratorio è possibile procedere ad una valutazione quali- e quantitativa degli anticorpi anti-parvovirus presenti nel siero della madre e/o del cucciolo, tramite una reazione che prende il nome di inibizione dell'emoagglutinazione (IEA).

    Attraverso questo test è possibile stabilire i limiti al di sotto dei quali la vaccinazione nel cucciolo può essere eseguita senza alcun problema. Si è stabilito infatti, che il valore soglia del titolo anticorpale in grado di prevenire l'infezione è di 1:80, mentre affinché si abbia una risposta positiva alla vaccinazione, il titolo anticorpale non deve superare 1:20. In altre parole, un titolo anticorpale compreso tra 1:20 e 1:80 mentre è in grado di "bloccare" l'attività del virus vaccinale, non riesce ad impedire l'infezione. In conseguenza di questa situazione esiste nei cuccioli un periodo "critico" di 2-4 settimane che, generalmente, va dalla quinta alla nona settimana di vita, entro il quale gli animali sono recettivi all'infezione e sono refrattari all'immunizzazione. Le ricerche attuali sono quindi rivolte a risolvere questo problema ossia poter immunizzare i cuccioli che possiedono anticorpi materni. Alcuni studi si sono basati sull'impiego di vaccini vivi a virus attenuato e ad "alto titolo" cioè di un vaccino contenente una quantità di virus superiore a quelli tradizionali. I risultati di queste ricerche hanno dimostrato che il vaccino ad "alto titolo" è in grado di immunizzare anche quando il titolo anticorpale è pari a 1:80.

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