Vivi in campagna? Allora non puoi adottare un micio. L’Enpa: niente gatti neppure a single, anziani

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  1. StellaRoss
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    «Non sono risultato idoneo ad adottare un gatto». A distanza di qualche giorno lo racconta con immutata incredulità l'ex consigliere comunale del Pd a Parma Piersergio Serventi. E a maggior ragione perchè il timbro di «respinto» gli è stato apposto non una, ma ben due volte. Il due di picche è arrivato prima dall'Enpa e poi da una delle associazioni cittadine che si occupano di felini in cerca di una casa, e sempre con la stessa motivazione: «Non diamo gatti in adozione a chi vive in campagna». «Ma le pare?», chiede (e continua a chiedersi) Serventi, che poi snocciola la storia. Lui che si è da poco trasferito sulle colline langhiranesi, in una casa circondata da un amplissimo giardino, voleva regalare ai nipotini due mici.

    «Mi sembrava di avere a disposizione lo spazio adatto e volevo fare una sorpresa ai bambini». Ma l'impresa si è rivelata tutt'altro che facile.

    «Prima ho domandato qui in giro, a chi so che tiene dei gatti e poteva avere delle cucciolate in vista. Però avrei dovuto prenotarmi e sarebbe passato del tempo, così ho pensato di rivolgermi alle associazioni che fanno appello per felini da adottare. Al di là dell'accontentare i miei nipoti, credevo che offrire una casa e una “famiglia adottiva” fosse un gesto utile. E invece...». Invece Serventi non ha passato il test.

    «In tutte e due le occasioni mi hanno chiesto dove vivevo, e quando ho parlato della campagna mi è stato domandato se avevo intenzione di far uscire i gatti all'aperto. Certo che ne avevo l'intenzione: con il giardino a disposizione mi sembra normale dare un po' di libertà a un animale». E qui è arrivata la bocciatura: «Ho scoperto che non fanno adottare gatti a chi vive in campagna per paura che finiscano in strada o che vengano mangiati dalle volpi. E' quindi meglio lasciarli senza casa? Durante il colloquio mi erano stati prospettati controlli a domicilio in seguito all'adozione, e questo - pur magari fastidioso - aveva un senso. Ma il resto? Ci sono rimasto male...».

    «Certo che è vero: noi in campagna i gatti non li diamo a nessuno! E nemmeno a chi vive in città al pianoterra e non ha almeno una zanzariera», conferma con convinzione Lella Gialdi, storica presidentessa dell'Enpa. «Se sono lasciati liberi può sempre succedere qualcosa - continua Gialdi -: dagli incidenti in strada alle volpi, fino alle ferite durante i tagli dell'erba e le arature: sa quanti si ritrovano senza una zampetta per queste cose?».

    Anche a far l'avvocato del diavolo non si scalfiscono le certezze che - dice la presidentessa dell'Enpa - «nascono da anni di brutte esperienze. Abbiamo la fila di persone che vengono a piangere dicendo che il loro micio improvvisamente non è più tornato a casa». E così quando le si chiede se non è un controsenso preferire che un animale come il gatto viva chiuso tra quattro mura, la risposta è pronta: «Chi conosce i gatti sa benissimo che riescono a trovare il modo di divertirsi ed essere stimolati con poco: anche una briciola a terra o un pezzetto di carta sono fonte di gioco. Ed è certo preferibile così, se la libertà può diventare motivo di morte o di sofferenze».

    Ma non è solo il dualismo campagna/libertà ad essere visto come fumo negli occhi. L'ex consigliere comunale del Pd sarebbe stato «bocciato» come papà adottivo di gatti anche se fosse stato uno studente che viveva solo. O un ultrasettantenne («a meno che non ci sia un figlio in casa che si prenda la responsabilità dell'animale»). O, ancora, il genitore di un bimbo piccolo particolarmente vivace («perchè i gatti hanno bisogno di tranquillità»). Perfino un single verrebbe valutato con molto, moltissimo rigore. «In generale cerchiamo di evitare le adozioni con persone che per vari motivi, a cominciare da un trasloco, potrebbero abbandonare nuovamente i gatti - spiega Lella Gialdi -. Fortunatamente non siamo nella condizione di dover cercare con urgenza delle soluzioni: la nostra rete riesce a trovare casa ogni anno a 300 felini, a noi non ne restano mai». E se le regole sono così rigide, «è perchè per noi la priorità è la tutela dell'animale. E derivano - ripete - dalle esperienze negative che abbiamo vissuto negli anni».

    Nel frattempo a casa Serventi si sono insediati Minnie e Fukas, arrivati da una cucciolata di Traversetolo. La sorpresa ai nipoti - con un po' di fatica - è riuscita.

    Fonte


    Vagando su facebook ho visto che tra le volontarie che ho tra i contatti girava questa notizia piuttosto vecchia (come si legge in fondo alla pagina) che tratta di una situazione piuttosto controversa, ossia i limiti imposti dai volontari per le adozioni. Io sinceramente trovo che spesso e volentieri siano fin troppo restrittivi. A voi la parola
     
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  2. DragonTheWise
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    Io sono allibita.
    Ma vuoi davvero bene ad un animale se lo tratti da soprammobile?
    La storia che i gatti in casa vivono da sogno è una cavolata pazzesca per me, dei nostri amici abitavano in una casa indipendente, ma che non aveva giardino e dava sulla strada e ovviamente non facevano uscire il micione per paura visto il traffico.
    Poi si sono trasferiti nella mia città in una bifamigliare con giardino, in una zona più campagnola e a quel punto han pensato bhe vediamo se vuole fare due passi fuori.
    Il micio per i primi giorni stava più fuori che in casa! Ha perso molto peso, è diventato scattante, anche il carattere è migliorato (è sempre stato un tipico gatto str...XD ma si è rilassato un pochino anche da quel punto di vista), anche il pelo gli si è fatto più lucido, la sua veterinaria stentava a riconoscerlo!

    Io capisco i controlli, devi sapere con chi hai a che fare, ma qui si esagera!
    Fa la bella lei dicendo che l'ENPA sistema tutti, allora io andrei dalle associazioni, ma anche dai privati, che fanno i salti mortali per raccogliere tutti e trovargli una casa e direi loro "andate dalla signorina, che lei con l'ENPA li sistema tutti anche con criteri senza senso!"
     
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  3. StellaRoss
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    Mi trovi d'accordo. Ne parlavo giusto a cena con mia madre (che non ama particolarmente i gatti, dice che sono troppo indipendenti e lei da brava mamma del sud deve tenere tutti sotto controllo) e mia sorella. Inutile dire che sono rimaste allibite!
    Posso capire che vuoi controllare con chi hai a che fare, che dai obbligo di sterilizzazione, vista l'immane quantità di randagi, e che vuoi effettuare i controlli post affido, sono tutte cose plausibili, magari a qualcuno i controlli post affido possono infastidire, ma sono cose sensate; ma tutte queste restrizioni sono semplicemente ridicole secondo me.
     
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  4. DragonTheWise
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    Infatti.
    Le precauzioni sono più che lecite, però ad esempio perchè non impuntarsi su cose come capire se chi vuole adottare sappia le reali necessità del gatto? Gli darà senza controllo gli avanzi dei pasti, cucinerà per lui correttamente o userà cibi per gatti già equilibrati? Ha un veterinario di fiducia? E' uno che pensa che gli animali guariscano da soli o si affida al veterinario quando è il caso? Passa giornate intere lontano da casa o ha comunque un po' di tempo da dedicare all'animale? Ha avuto altri animali in passato?
    Queste mi sembrano domande molto più utili del "ma lo farà uscire di casa?"
     
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  5. StellaRoss
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    Non posso che essere d'accordo. Non riesco a capire perchè si vada a sfociare in restrizioni assurde. I volontari fanno un lavoro magnifico senza ombra di dubbio ma spesso e volentieri le troppe precauzioni possono risultare dannose e precludere una buona adozione
     
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    Nessuno ha detto a queste persone che forse il gatto vive peggio in città dentro ad un appartamento senza possibilità di uscire? Per non parlare che in una zona urbana c'è anche il rischio di venire ucciso dalle macchine molto piu che in campagna.
    Conosco persone che non fanno uscire il gatto per paura che gli scappi o che finisca schiacciato da una macchina. Ma mi dispiace: quello che hanno loro non è un gatto vero e proprio, è un pupazzo da tenere in bella mostra. Senza spazio perde anche la sua natura di felino. Una collega di mia madre ha un micio sterilizzato in appartamento in pieno centro a Padova. Questa povera bestiola non è abituata a vedere nessuno apparte la padrona, e quando un estraneo entra si nasconde da per tutto per paura. Lei lavora quindi la poveretta rimane sola a casa tutto il giorno..
    Io chiederei a questi signori se desidererebbero per loro una vita segregati in casa...
    Piuttosto dovrebbero proibire proprio per il bene degli animali, di tenere bestie in appartamenti piccoli e ristretti. Per me la regola è la seguente: vivi in un buco che basta a malapena per te? Bene, allora non addotti un animale, perché non è giusto sacrificare la vita di una creatura solo per tuo sfizio personale.

    E poi il gatto ha l'istinto dell'esploratore... Non possiamo privarlo di ciò.
     
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5 replies since 16/2/2015, 21:43   140 views
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